Ca Murà, impegno e passione per la valorizzazione di un antico borgo rurale

Villa Petrobelli Maserà di Padova

Ormai qualche tempo fa grazie ad un’iniziativa promossa dall’azienda turistica Padova Originale, ho avuto modo di fare la conoscenza con un luogo di Padova che non conoscevo: l’antico borgo rurale di Ca Murà. Nella fattispecie, l’evento a cui avevo partecipato e denominato “A tola col paron” era un evento privato su invito e prevedeva un pranzo all’interno di quel che è uno storico complesso rurale della provincia padovana, un’occasione per conoscere una realtà come detto a me del tutto sconosciuta.

Qualche cenno storico sul borgo di Ca Murà

Il borgo di Ca Murà sorge in zona Bertipaglia, frazione del Comune di Maserà, 10 km a sud da Padova, ed affonda le proprie origini nei primi decenni dell’anno 1000 quando in questa zona si insediarono piccole comunità benedettine che, come nella zona della Saccisica, furono impegnate per secoli nella bonifica di terreni paludosi e malsani. Il borgo era ed è cinto da una mura, da qui il toponimo Ca Murà. Se successivamente qui sorse un monastero francescano, l’antica chiesetta dedicata ai Santi Stefano ed Eurosia faceva parte di un piccolo monastero femminile benedettino.

Già dal medioevo, quindi, questi complessi rurali che possiamo ritrovare in altre zone della campagna padovana (in primis mi viene in mente l’esempio delle Corti Benedettine di Correzzola), gestiti da monaci benedettini erano delle vere e proprie “fabbriche” all’interno delle quali fervevano varie attività necessarie alla vita e a sostentamento della comunità e per assolvere alla regola dell’Ora et labora.

Villa Petrobelli ed il complesso rurale di Ca Murà

L’appuntamento era presso Villa Petrobelli, villa seicentesca da sempre proprietà della nobile famiglia Petrobelli, attualmente del signor Sergio Chiesa Petrobelli, già curatore dell’erbario dell’Orto Botanico di Padova.

I Petrobelli erano Conti che vivevano a Padova in zona Prato della Valle e che si recavano a Ca Murà in villeggiatura estiva e per incontrare le persone che gestivano i terreni e proseguivano l’attività di bonifica intrapresa dai benedettini. Un aneddoto curioso riguarda la contessa Eloisa che sposò Giuseppe Jappelli, l’autore del Caffè Pedrocchi e del Parco Treves, giusto per fare un po’ di gossip. Dopo aver visto il “selexe”, il selciato rivolto a sud davanti alla villa, l’area in cui venivano essiccati i cereali, abbiamo visitato il salone principale della villa ed il parco, all’interno del quale sono state piantate moltissime piante ed addirittura una piccolo bosco a testimonianza della grande passione del proprietario per la botanica, “coltivata”, è proprio il caso di dirlo, anche dopo l’attività lavorativa all’orto botanico. Il Parco è stato riconosciuto ed inserito nel network de i parchi più belli d’Italia (http://www.ilparcopiubello.it/). Attualmente Villa Petrobelli viene utilizzata come location per ricevimenti e matrimoni. Visita il sito: http://www.villapetrobelli.it/

Usciti in strada e seguendo la mura abbiamo quindi potuto comprendere le dimensioni del complesso e vedere gli edifici, che ne facevano parte come l’edificio del “pizzicagnolo“, il “casolino”, bianco e con le finestre di legno verde, all’angolo tra via Murano e via Ca Murà, che lavorava tramite il baratto utilizzando le uova come “moneta di scambio”, la casa bracciantile (oggi abitazione privata ricostruita secondo la struttura originaria) dove vivevano i braccianti con la piccola stalla di fianco, la casa del “sensaro”, il mediatore del bestiame, l’ospitale, l’albergo del pellegrino dell’epoca, le “boarie” a circa 500 metri dalla villa dove vivevano i conduttori dei buoi, i “boari”. Vicino alla chiesetta poi c’era l’abitazione del maniscalco e del fabbro.

L’Associazione culturale Ca Murà e la Chiesetta dei Santi Stefano ed Eurosia

Il proprietario della villa Sergio Chiesa Petrobelli è “Missier” (con questa parola segno di rispetto e riverenza ci si riferiva al suocero nei tempi passati) cioè suocero di Giovanni Graziani, architetto sommelier, presidente dell’Associazione Culturale Ca Murà che si prefigge l’obiettivo della tutela e della valorizzazione della memoria storica del luogo. E’ luogo che ha accolto ed accompagnato prima di pranzo i partecipanti all’evento  in un passeggiata alla scoperta di Ca Murà.

Tra i luoghi di maggior valore e per la cui tutela l’associazione culturale si spende in varie iniziative c’è la chiesetta dei Santi Stefano ed Eurosia. Si tratta di una chiesetta consacrata e gestita dalla parrocchia di Bertipaglia per restaurare la quale l’Associazione Culturale Ca Murà si sta impegnando a raccogliere fondi. Si tratta di una piccola chiesetta ad un’unica navata, dedicata ai Santi Stefano ed Eurosia, quest’ultima protettrice dei raccolti dalle intemperie atmosferiche che si può vedere raffigurata nella pala ad olio all’interno della chiesetta ma leggete da wikipedia la sua storia: http://it.wikipedia.org/wiki/Eurosia_di_Jaca .

Il pranzo a Casa Giuditta, l’antica casa del gastaldo di Villa Petrobelli.

Finalmente dopo questa piacevole visita a questo luogo rappresentativo del contesto storico, territoriale, economico di quella che era la vita nella campagna è giunta ora di pranzo, previsto presso quella che era la casa del “gastaldo”, il capo dei contadini o mezzadro, l’unico che aveva diritto ad entrare nella villa padronale per discutere di conti, del raccolto e della gestione delle attività con i proprietari, custode anche della villa stessa. “Casa Giuditta” dal nome della moglie del gastaldo è stata denominata questo graziosissima casetta di pietra di origine ottocentesca, all’interno della quale ci siamo accomodati in 3 stanze ognuna delle quali riscaldate da un bel focolare a legna; oggetti di uso quotidiano ed attrezzi di lavoro appesi alle pareti fanno da arredamento e contribuiscono ad accrescere la già suggestiva ambientazione del pranzo, che ci ha fatto intuire come si potesse vivere qui fino agli anni del secondo dopoguerra, quando smise di essere abitata.

Intrattenuti da Pietro Casetta e dal “paronsin” Giovanni Graziati che indossate le vesti del sommelier ci ha fatto assaggiare fantastici vini dei Colli Euganei e dei dintorni e non solo, tra una chiacchiera e una risata con gli altri commensali il pranzo è stato splendido, dall’antipasto con gli “spuncioni” della campagna padovana, frittatine, uova con acciuga e salumi vari, all’orzotto primaverile, fino alla trippa con le verdure di stagione e ai dolci.

Una bella domenica insomma, un’iniziativa molto apprezzata che ben è riuscita a comunicare le potenzialità del turismo rurale a Padova partendo dalla riscoperta dell’autenticità di queste zone a testimonianza della nostra storia e della vita quotidiana che si viveva fino a pochi decenni fa.

Le foto sono di Corinto Baliello , fondatore assieme ad Antonio Campa della community di appassionati di storia e cultura patavina “Padova, ieri oggi e domani” che potete seguire sul gruppo facebook..

Per iniziative di questo genere, decisamente diverse da quelle più convenzionali vi suggeriamo di visitare il sito di Padova Originale: http://www.padovaoriginale.it/

Alberto Botton

http://about.me/abotton

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