La storia del signor Gobbato e di sua moglie. A Padova i muri raccontano storie!

Gobbato e sua moglie, cultura popolare a Padova

Nelle pieghe della storia delle città ci sono aneddoti, curiosità, racconti di vita vissuta ma solo pochi di questi si diffondono nonostante la vita quotidiana delle persone nel corso della storia e quindi la cultura popolare rivela, secondo me, l’anima di una città forse più della cultura “alta”. E’ quindi possibile scoprire Padova anche attraverso aneddoti, curiosità, racconti di vita vissuta da parte dei suoi abitanti nel corso dei secoli come la storia del Signor Gobbato…

A due passi da Piazza delle Erbe, camminando lungo via San Martino e Solferino che attraversa quello che, fino all’arrivo delle truppe napoleoniche nel 1797, era l’antico ghetto ebraico (nella traversa via delle Piazze potete visitare il Museo della Padova Ebraica) ed uscendo dall’area del ghetto stesso si giunge ad una piazzetta dalla quale la strada si separa in un bivio, via San Martino e Solferino che prosegue sulla sinistra e via Soncin a destra. In questa piazzetta sulla destra c’era una una piccola chiesa, Chiesa di S. Urbano, affiancata da un monastero benedettino retto dai monaci dell’Abbazia di Praglia. Il complesso fu dismesso dai napoleonici e tracce tutt’ora sono visibili da google maps dove si può vedere quello che era il chiostro. Al posto della chiesa nell’Ottocento fu costruito un albergo, Albergo delle Animette, popolare e di poche pretese.

da google street view
da google street view

Di fronte alla Piazzetta, a partire dal quale la strada diventa un bivio, sorge un palazzo sul cui muro ve dei medaglioni , dei bassorilievi ed è di questi che voglio parlarvi. Qui nell’Ottocento c’era il Caffè Gobbato, una locanda popolare, frequentata dagli ambulanti delle vicine piazze, dai rigattieri, dagli abitanti del rione e, come succede anche oggi, da studenti universitari che quando non erano impegnati nello studio cercavano ore di spensieratezza nei bar e nelle locande della città.

Il Caffè Gobbato prendeva il nome dal proprietario, il signor Gobbato, che lo gestiva assieme alla moglie e a metà ottocento era già un locale storico visto che ci sono riscontri scritti che già nel 1784 un certo Gobbato li gestisse un’osteria. Gobbato e sua moglie - cultura popolare a PadovaEbbene, il signor Gobbato era appassionato d’arte ma non è dato sapere quanto fosse sincera questa sua passione per cui diamola per buona. In ogni caso decise di rendere manifesta questa sua passione per l’arte facendo realizzare questi bassorilievi sulla facciata del suo locale che rappresentassero Tiziano (a destra) e Raffaello (a sinistra)  in modo che tutti potessero apprezzare i due gestori anche per la loro sensibilità culturale.

La beffa però che rese famosa questa vicenda fu merito o colpa dell’atteggiamento dissacrante degli studenti di allora, immagino dei goliardi, che ribattezzarono le due figure sul muro dell’edificio come “Gobbato e so mojere”, (Gobbato e sua moglie) quasi a voler deridere e a mettere in dubbio l’amore per l’arte del proprietario della locanda come a dire “Tiratela di meno con sta storia della passione per l’arte!” Doppia beffa il fatto che ai giorni d’oggi quegli stessi spazi del locale ospitano una galleria d’arte, una rivincita “piccola” visto che non può essere goduta dal “povero” signor Gobbato.

Se a forza di sentir parlare di locande ed osterie vi è venuta fame, la zona è ricca di enoteche, bar, e qualche osteria. Tra di queste forse quella che più di altre si distingue per avere un’anima popolare e frequentato da una certa varietà di personaggi  è l’Osteria all’Anfora, in via Soncin a 30 metri dal palazzo di cui vi ho parlato sulla sinistra.

Alberto Botton

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