Spuma di vetro nei salami e gesso nelle farine. “I cibi, i luoghi e le frodi nella Padova del ‘700” in mostra al Musme!

Cibo. luoghi, frodi nella Padova del settecento

Fino al 31 gennaio 2016 sarà aperta presso il Musme (Museo della Storia della Medicina), una straordinaria ed originale mostra che dice molto sulla nostra storia e sulla vita quotidiana dei nostri avi. E’ stata inaugurata infatti, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, la mostra “Il cibo, i luoghi e le frodi nella Padova del Settecento” curata dalla dott.ssa Francesca Fantini d’Onofrio, direttrice dell’Archivio di Stato di Padova, e dal suo staff, esposizione che a partire dai documenti, dai proclami delle varie autorità veneziane racconta molto della vita quotidiana a Padova nel Settecento.

Il cibo, i luoghi e le frodi nella Padova del Settecento

Il tema della mostra è quello del cibo, in linea quindi all’esposizione universale di Milano, Expo 2015 affrontato attraverso una serie di documenti storici estrapolati dall’Archivio di Stato. Se fino alla caduta della Serenissima (1797), Padova era sotto dominazione veneziana come si capisce dai nomi dei firmatari dei vari documenti, i destinatari dei provvedimenti erano ovviamente i padovani che questi regolamenta dovevano seguire. Parliamo della vendita, della somministrazione di cibo e bevande, del mercato di Piazza della Frutta e delle Erbe (allora Piazza del Vino poiché vi si vendeva il vino sfuso) e delle regole che dovevano seguire commercianti e locandieri vari. Era una Padova ovviamente diversa ma nel Settecento già si vedevano quei cambiamenti e quel tentativo di regolare i vari interessi che ci hanno portato alla società e alla Padova di oggi.

Il cibo, i luoghi e le frodi nella Padova del Settecento

Anche nel Settecento si andava per osterie e si mangiava pesce fresco e folpi nei chioschetti ma era obbligo per i commercianti mettere fuori dalla porta il prezzo dei prodotti venduti. I prezzi di alcuni beni erano “calmierati”, il “calmiere” era proprio lo strumento per tenere controllati i prezzi ad esempio del pane comune ma anche del pesce fresco. Se le classi ed i ceti più abbienti iniziavano a frequentare i Caffè l’immagine di Padova camminando per strada era quella di una città molto vivace e colorita che nel centro storico aveva un’anima molto popolare con gli ambulanti che vendevano la propria merce, i “ciarlatani” vendevano le spezie, gli ortolani che andavano per vendere i propri prodotti.

Tra i commercianti,  come oggi e da sempre, anche nel Settecento c’era chi voleva fare il furbo e magari per risparmiare utilizzava ingredienti scadenti disinteressandosi della salute dei consumatori, da qui le frodi. Puniti ovviamente i commercianti che vendevano merce guasta ed avariata, mortadelle, sarde e quant’altro. Nulla è cambiato insomma. C’era chi produceva il pane aggiungendo a farine già scadenti della polvere di gesso o chi, peggio utilizzava la spuma di vetro, materiale di risulta dei vetrari di Murano, al posto del costoso sale all’interno dei salumi.

Il cibo, i luoghi e le frodi nella Padova del Settecento

Tra i documenti più belli e che meritano la visita sono un’enorme mappa del 1727 che raffigura la zona del Prato della Valle, prima dell’opera di Memmo, quando la toponomastica era diversa e si possono vedere alcune chiese scoparse successivamente come quella di San Leonino. All’epoca il “Prato” ancora era utilizzato come area di mercato per i bovini così come un “pezzo”, commovente direi, un conto scritto a mano di un pranzo e di una merenda per 4 persone all’Osteria alli Sbirri. Pensate, non si pagava il coperto ma il fuoco! Un altro “proclama” vietava di lasciar scorazzare liberi i maiali per la città il che lascia presupporre che questo fosse una cosa comune, un segno che in città iniziava a diffondersi l’esigenza di una maggiore igiene.

Musme Museo della Storia della medicina in Padova

Visitando questa mostra e grazie anche al racconto di Francesca Fantina d’Onofrio, direttrice dell’Archivio di Stato, traspare davvero come tutti questi documenti siano molto di più di antichi pezzi di carta ma contengano un tesoro di grandissimo valore, la storia di Padova e dei padovani che a scuola non si studia. All’Archivio sono infatti raccolti 25 km di documenti dal Medioevo ai giorni d’oggi, una miniera per appassionati, studiosi e chi per le più varie esigenze avesse la necessità di fare qualche ricerca. L’Archivio di Stato di Padova, in via dei Colli 24, è infatti aperto al pubblico dal lunedì al sabato.

La mostra, ospitata nelle sale del Musme, Museo della storia della Medicina in Padova, in via San Francesco, 94, raccoglie oltre quaranta tra documenti, mappe e disegni originali dell’epoca sarà aperta fino al 31 gennaio 2016!

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Orario: da martedì a venerdì 14.30-19.00, la mattina solo su prenotazione (Sabato, domenica e festivi 9.30-19.00, lunedì chiuso)

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Alberto Botton

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