A Padova c’è una città ai vostri piedi

Fin da bambini quando si andava in gita venivamo (almeno io) invitati ad alzare la testa, a quardarci attorno per riuscire a vedere ed ammirare le bellezze architettoniche, paesaggistiche di un certo luogo. Spesso, specie quando andavo a fare una passeggiata con i miei genitori, mi veniva anche detto “Varda dove che te camini che te te rabalti” ( in realtà i miei genitori mi parlavano sempre in italiano perchè volevano imparassi questa lingua “nuova” e poco parlata nelle case dei loro genitori, i miei nonni, ma lo dico così perchè fa più folklore…). Per chi non è veneto traduco “Guarda dove cammini che inciampi”. Per forza che poi uno cresce insicuro: guardare in giro per vedere il più possibile o guardare per terra per fare attenzione a non inciampare? Sarà per questo motivo che tuttora, quando cammino, do occhiate svelte per terra per poi subito tornare a guardarmi intorno.

Le città del resto si guardano anche e soprattutto volgendo lo sguardo verso l’alto per vedere i palazzi e i vari edifici, civili e religiosi, o al limite gurdando dritti di fronte a se mentre, di solito, chi guarda per terra appare semmai assorto nei propri pensieri più che desideroso di conoscere e di vedere. A Padova, però, in un certo senso, si può scorgere una città che ora non c’è più guardando in basso.

1461082_703292559682397_2067191390_nE’ la vecchia Padova la “città ai vostri piedi” cui faccio riferimento nel titolo”. In alcune zone del centro storico, infatti, specie nella zona pedonale che corre dal Canton del Gallo a Piazza Garibaldi e delle piazze, non so quando ed in che occasione (forse proprio quando il listòn è stato pedonalizzato) sono state poste delle linee bianche e delle scritte (vedi foto) sul pavè che raccontano della città vecchia indicando i “limiti” dei vari edifici, ora non più esistenti o delle contrade, delle aree ora completamente cambiate e che, sicuramente, non lasciano intendere quale che fu la loro storia, il loro uso, la vita che vi si svolgeva anche solo 30, 40 anni fa.

limite3La storia della città, i suoi cambiamenti e con essi il cambiare degli stili di vita delle persone mi hanno sempre affascinato, un insieme di immagini, parole, ricordi che vanno a comporre quella che è la cultura popolare di una città. Si fanno, giustamente, studi e ricerche, si allestiscono mostre e musei dedicate ad epoche remote, forse le più fiorenti per il nostro paese come il Rinascimento ad esempio ma si tralascia la storia recente, quella del Ottocento/Novecento, un periodo storico per me molto suggestivo perchè lo associo a romanzi che mi sono sempre piaciuti fin da ragazzino, in particolare Stevenson e Dickens. Credo che molta dell’identità delle città d’oggi, ed in particolare il carattere delle città abbia una propria origine nella cultura popolare di queste, cultura popolare che secondo me meriterebbe una maggiore dignità.

limite2Tornando alle scritte sulla pavimentazione del centro storico personalmente credo sarebbe carino posizionare un pannello in cui venisse riprodotta la piantina della vecchia Padova, magari facendo riferimento proprio alle indicazioni sul pavimento. Poi, comunque alzando anche di poco la testa si possono notare qua e là targhe, inscrizioni varie che testimoniano passaggi più o meno importanti della storia della città, come ad esempio quella che si trova all’angolo tra via Cesare Battisti e il palazzo del Bò, sopra la farmacia per intenderci (vedi foto), dove si legge “8 febbraio 1848. Quì alle irruente orde straniere, studenti e popolani, per improvvisa concordia terribili, il petto inerme opponendo, auspicarono col sangue, il riscatto d’Italia”firmato il Comune di Padova 8 febbraio 1885 (vedi foto a destra). Iscrizione che fa riferimento alla sommossa indipendentista contro gli Austriaci cui parteciparono anche gli studenti. Di queste targhe ed inscrizioni ce ne sono molte in giro tali che si potrebbe predisporre un itinerario turistico al seguito di queste tracce.

A Dublino dove sono stato diverse volte ci sono le mattonelle con i passi dell’Ulisse di Joyce (ok non è cultura popolare in senso stretto ma lo diventa considerato che il protagonista e i vari personaggi si muovono nella vera Dublino di inizio secolo) e varie tipologie di targhe agli edifici. Sulla casa dove visse Oscar Wilde, su quella in cui visse Bram Stoker e quella di Joyce c’è un tipo particolare di targa mentre le targhe del Rock n’ roll stroll (passeggiata rock ai luoghi del rock, leggi U2, Bob Geldof, Sinead O’Connor etc etc, vediquì) sono fatte a forma di disco in vinile.

Magari anche per Padova sarebbe interessante catalogare il tutto, organizzare il materiale raccolto e renderlo fruibile come itinerario turistico e culturale appunto. Insomma, a mio avviso la cultura popolare, tanto quanto la cultura “alta” e forse di più può dare maggior carattere e personalità alla città, anche in ottica turistica, e rinsaldare un rapporto, quello tra Padova e i padovani, non troppo stretto. Non si tratta di localismo o di guardare al passato ma semplicemente valorizzare la cultura popolare è un modo per guardarsi dentro e ripartire, pronti ad aprirsi al mondo!

Alberto Botton

http://about.me/abotton