“Mi chiamano Santo”. La Padova della 2° guerra mondiale in un bel romanzo avvincente

mi chiamano Santo libro

Un delicato romanzo di formazione che diventa thriller. Un ragazzino padovano di nome Santo che si ritrova a vivere nel caos degli ultimi anni della Seconda Guerra mondiale. Di Lorenzo Panizzolo


Mi chiamano Santo” è il primo romanzo di Lorenzo Panizzolo, padovano, un ex dirigente della pubblica amministrazione da qualche tempo in pensione. Ne avevo sentito parlare bene di questo libro sicchè ho voluto leggerlo personalmente per potervene parlare inserendo, il post nella rubrica “Padova città che legge.

La storia del libro “Mi chiamano Santo è ambientata a Padova negli ultimi anni della seconda guerra mondiale e Santo, un ragazzo di 16, quasi 17 anni, ne è il protagonista. E’ un ragazzino tranquillo, vivace, vai in giro per la città assieme agli amici, vuol trovarsi la morosa e lavora in uno stallo per biciclette. Ce n’erano molti di stalli e luoghi di custodia per le bici in città in quegli anni poiché la bici, protagonista anche della copertina del libro, era un bene prezioso.

Per quanto la forza e la speranza della gioventù sembri aver la meglio, non sono anni “normali” quelli dell’adolescenza di Santo, anzi, quasi età adulta ormai. All’inizio dell’estate del 1944 gli alleati bombardano dal cielo mentre quelli con i “piedi per terra” si combattono l’uno con l’altro in una lacerante guerra civile.

La quotidianità di Santo scorre così come scorre avvincente anche la lettura del romanzo. “Mi chiamano Santo” è dunque un romanzo di formazione poiché segue le vicende di un ragazzino che, avventura dopo avventura, diverrà uomo. E in una situazione di guerra e di privazioni, si sa, i tempi si accorciano. Santo conoscerà anche una ragazza di cui si innamorerà, Regina, incontrata per la prima volta in un rifugio durante uno dei numerosi bombardamenti ma poi come si svilupperà la loro relazione, quali fatti e situazioni la ostacoleranno?

Le vicende del romanzo avvengono quasi tutte nel centro storico di Padova ma non solo: i padovani magari ricorderanno i fatti realmente accaduti e rievocati dallo scrittore (la “picca” di via Santa Lucia, di Flavio Busonera e degli altri partigiani, della morte dei “martiri” di Salboro, quelli che diedero il nome al ponte 4 martiri…) i meno anziani magari ricorderanno i racconti dei loro nonni, come nel mio caso. Mia nonna mi raccontava della concitazione prima e dell’orrore poi quando vide i partigiani impiccati in via Santa Lucia, il 17 agosto 1944. Leggendo questa libro, prenderà vita davanti ai vostri occhi la Padova di quasi 80 anni fa, rievocata con estrema attenzione ai particolari nei luoghi, nelle vie e nel paesaggio cittadino. Durante il secondo conflitto mondiale Padova era ancora una “città d’acque” a tutti gli effetti ed il naviglio interno scorreva ancora nel cuore del centro storico, il tombinamento sarebbe avvenuto solo una ventina d’anni dopo. Canali e fiumi erano dunque ancora molto vissuti in quegli anni e i giovani facevano a gara di tuffi nel Bacchiglione e nei canali del centro.

Santo è un ragazzino vivace e in un contesto come quello è un attimo correre il rischio di cacciarsi nei guai e lui non si tira affatto indietro. Ad un certo punto il ritmo della letteratura si fa incalzante e si inizia letteralmente a correre per star dietro a questo ragazzino che fugge dai pericoli che gli si parano davanti quando non proprio da fascisti e tedeschi. La città diviene dunque il “set” in cui vanno in scena le vicende di Santo ed ecco che per l’autore questa ambientazione diventa l’occasione per parlare di monumenti e luoghi simbolo di Padova, inclusi luoghi famigerati come Palazzo Giusti, in via San Francesco, sede della Banda Carità, gruppo di fascisti tristemente noti per la nomea di torturatori crudeli.

Attraverso le vicende personali di Santo, possiamo dunque immaginare quelle dei nostri genitori, nonni o comunque quelle di chi ci ha preceduto e ha vissuto in prima persona quegli anni. La grande storia, del resto, è fatta delle storie di ognuno di noi nel corso degli anni e non è fatta solo di date e di eventi pubblici ma anche della vita della gente comune e delle sue “questioni private”, dal particolare all’universale, dal locale al globale. E grazie a questa piccola perla letteraria possiamo far rivivere la Padova di quegli anni e rendere così più vividi i racconti di chi ci ha preceduto.

Per chi volesse acquistare il libro “Mi chiamano Santo” cliccate il link per ordinare da Amazon, altrimenti è reperibile anche in qualche libreria della città.

resistenza Padova partigiano Busonera
la “picca” di via Santa Lucia con l’impiccagione dei partigiani Busonera, Lampioni e Caldironi il 17 agosto 1944
mi chiamano Santo libro
Truppe alleate entrano in città e liberano Padova il 28 aprile 1945

Alberto Botton

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