Padova, la città dei “Tre Senza”…più Uno!

Padova città dei 3 senza

Secondo un detto popolare, Padova è la città dei tre senza. Poi nel tempo ci si è “divertiti” ad aggiungerne altri. Eh? Di che parlo? Leggi l’articolo e lo scoprirai!


Ciao, quest’oggi un articolo vi racconto del detto e soprattutto del perché Padova è la città dei tre senza.

L’articolo è indirizzato in particolar modo a chi si appresta a visitare Padova per la prima volta o che di Padova sa poco, una curiosità di Padova che può essere un buon punto di partenza per andare alla scoperta della nostra città riguarda alla quale anche molti padovani non hanno le idee molto chiare.

Se una comunicazione autentica di una città o di una destinazione turistica è sempre più apprezzata perché svela un po’ l’anima di chi quei luoghi li vive e li sente propri ancora una volta la cultura popolare ci viene in aiuto con una definizione di Padova secondo il detto popolare secondo il quale “Padova è la città dei 3 senza“. L’altro giorno in autobus ho sentito una signora che cercava di spiegare quali fossero questi “3 senza” ad un amico di fuori o a un turista e ho sentito di quelle aberrazioni che mi hanno spinto a scrivere questo post! Insomma cari padovani, informatevi bene, no?! 😉

Perché dunque Padova è la città dei 3 senza? Per il Prato senza erba, per il Santo senza nome e per il Caffè senza porte!

“Il Prato senza erba”

Il “Prato senza erba” di Padova altro non è se non il Prato della Valle, la grande piazza, seconda in Europa solo alla Piazza Rossa di Mosca, un tempo terreno paludoso ridisegnata da Andrea Memmo per qualificare un’area adibita al mercato dei bovini e degli animali di grossa taglia. Il bel prato erboso che c’è oggi un tempo non c’era affatto. Il toponimo “pratum” sta ad indicare un ampio spazio utilizzato per scopi commerciali che poteva ricoprirsi d’erba se non lastricato ma non necessariamente. Tutt’oggi il Prato della Valle viene utilizzato a questo scopo e ogni giorno ospita alcune bancarelle di frutta e verdera, al sabato un mercato di bancarelle, fiori, artigianato ed ogni terza domenica del mese il mercatino dell’antiquariato.

“Il Santo senza nome”

Il Santo senza nome di Padova è  Sant’Antonio da Padova, il frate francescano proveniente da Lisbona e che visse gli ultimi anni della sua vita e morì a Padova facendosi ben volere dagli strati popolari della città per la sua lotta instancabile contro la corruzione e lo strozzinaggio ai danni dei più deboli. Sant’Antonio è uno dei Santi più amati in tutto il mondo cattolico e circa 3 milioni sono i pellegrini che vengono ogni anno a fare visita alla Basilica di Sant’Antonio facendo di Padova una delle più importanti destinazioni di turismo religioso del mondo. Amato nel mondo come dai padovani quindi, per i quali è semplicemente “Il Santo” così come la Basilica eretta in suo nome è la Basilica del Santo. Padova è nota anche come “Città del Santo”!

“Il Caffè senza porte”

Il cosiddetto “Caffè senza port”e è il Caffè Pedrocchi, altra icona di Padova, caffè letterario di fama internazionale, realizzato nell’800 dall’architetto Giuseppe Jappelli e luogo di incontro di intellettuali, studenti, accademici e uomini politici. Ebbe un ruolo importante nel Risorgimento in quanto qui si incontravano studenti e professori della vicina Università per sostenere ed organizzare i moti contro gli occupanti austriaci. In una sala (sala bianca) al pianterreno è ancora visibile un foro provocato da un proiettile esploso l’8 febbraio 1848, giornata in cui studenti e popolani insorsero contro l’esercito austriaco. Al piano superiore ha sede il Museo del Risorgimento e dell’Età Moderna. Il Caffè Pedrocchi era effettivamente aperto giorno e notte fino al 1916 quando di sera il Caffè iniziò ad essere chiuso poiché le luci potevano dare pericolosi riferimenti utili agli austriaci (ancora loro!) che bombardarono la città durante la Grande Guerra.

Gli altri “senza” di Padova!

Poi c’è chi nel corso degli anni si è divertito a trovarne altri di “senza” arricchendo questa curiosità di Padova ma con scarso successo se non in un caso! Ecco quindi che alla Padova città dei tre senza ne aggiungiamo un quarto e cioè “Il Bue senza Corna”! Il Bo, infatti, a Padova non è bue o quantomeno è anche altro, in particolare con Bo si indica il Palazzo del Bo, sede dell’Università degli Studi di Padova dal 1532, laddove prima, già nel Trecento, sorgeva l’Hospitium Bovis, una locanda situata nella contrada delle beccherie in cui la macellazione e la vendita delle carni bovine era diffusa e la cui insegna era il Bucranio, cranio di bue, tutt’ora simbolo dell’Università e portato a mo’ di scettro nelle celebrazioni della Goliardia Universitaria di Padova.

Se vi chiedete cosa c’è da fare o da vedere a Padova, iniziare andando a visitare questi “3 + 1 senza” è un buon inizio per scoprire la città veneta.
Sto portando avanti il progetto di questo blog anche e soprattutto per dare suggerimenti a turisti, persone di passaggio e padovani che volessero conoscere meglio la città sicchè navigate pure liberamente all’interno dei contenuti del Blog di Padova.

Personalmente vi suggerisco di dare un’occhiata alla pagina degli eventi a Padova in cui elenco le iniziative, i festival, le vari e manifestazioni in programma che mi sento di suggerire, la categoria “Tour ed itinerari”tra cui il post “cosa vedere a Padova in un giorno” e molti altri e poi visto che a forza di camminare e girare per la città vi verrà senz’altro fame il post sullo Street food a Padova!

Alberto Botton

12 commenti

  1. Si, prego, aggiunga pure.
    Quella di aggiungere e trovare altri “senza” é stata nel corso degli anni una pratica diffusa visto che c’é chi ne menziona oltre una dozzina.
    Io ho citato il detto così come è nato.
    Saluti

  2. Mi permetto di aggiungere per scherzarci sopra altri due “senza”:

    – Padova ha lo zodiaco senza bilancia (in riferimento all’orologio di piazza dei signori)

    – a differenza di tutte le città che la circondano Padova ha il dialetto senza “ELLE”: pur presente come prima lettera di alcuni particolari vocaboli infatti la “elle” subisce nel dieletto padovano una generale elisione; ho sempre trovato curiosa questa paricolarità.

  3. Sbaglio o il detto parla di “città dei tre senza”? Vogliamo mettere sullo stesso piano l’importanza di Pedrocchi, Prato della Valle, Sant’Antonio con un capitello?
    So bene che successivamente, per gioco o spirito di contraddizione, nel corso del tempo sono stati aggiunti altri “senza” ma io ho voluto segnalare i principali, quelli che danno il nome al detto originale “Padova, città dei tre senza” non nove o dieci senza

  4. c’è un altro senza che è “un capitello senza colonna ” sul lato di piazza dei frutti alla fine del salone c’è un capitello acui manca laq colonna (questo è da sempre !!!!! poveri padovani che non lo sanno

  5. Si, sono in seguito stati creati altri “senza” che, per gioco, possono essere ulteriormente estesi….tuttavia il detto originale è quello della città dei tre senza

  6. Esiste anche il “Capitello senza colonna” nell’ angolo nord-ovest del Palazzo della Ragione……

  7. Eh, i problemi non vengono ma dai soli, si dice! Comunque, al di là della rivalità sportiva, la squadra di calcio non credo avrà problemi a risollevarsi,

  8. Tranquilli padovani, ora Vicenza vi imita…è la Città dei Tre Senza, senza banca, senza fiera e senza squadra di calcio!

  9. Grazie per il commento Silvio.
    Hai ragione il Caffè Pedrocchi è stato pensato come una galleria e quindi un passaggio coperto. Si, ancora oggi le porte sono trasparenti!
    Saluti

  10. A proposito dei ” 3+1 senza ” , negli anni ’60 era normale per chi veniva a studiare a Padova conoscere queste caratteristiche perchè erano di uso corrente. Inoltre proprio andando al
    Caffè ( senza porte ) Pedrocchi ( dove ho fatto un piccolo rinfresco dopo la lurea in Ingegneria) si notava il fatto che l’edificio del Caffè Pedrocchi era costruito con due ingressi da parti opposte e si attraversava quindi entrando da una porta ed uscendo in linea retta dall’altra. Le porte ( secondo i miei ricordi anni ’60 ) erano di cristallo trasparente e davano proprio l’impressione di essere state fatte così per non aggiungere nulla all’architettura del Caffè che nasceva proprio senza porte. Non so se ora le porte sono ancora di cristallo trasparente !

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