Padova non è più la città del Santo. Chi sono i colpevoli?

Città del Santo Padova

Da padovano doc, sebbene della periferia, sono cresciuto sentendo menzionare Padova come la città del Santo, persino in tv e, un tempo quello che diceva la tv veniva preso con maggiore serietà di oggi. Poi in riferimento alla nostra città ho iniziato a sentire anche il detto di Padova città dei tre senza e scoperto che per William Shakespeare Padova era culla delle arti /nursery of art. D’altra parte, sono del ’76, un tempo Padova non aveva questa vocazione turistica che ha oggi e più che di turisti si parlava di fedeli o pellegrini che venivano e continuano a venire a Padova per visitare la Basilica di Sant’Antonio, santo tra i più popolari della cristianità. Sant’Antonio attrae a Padova circa 6 milioni di devoti ogni anno, lasciando da parte, in questo contesto, l’epoca Covid, ovviamente.

Insomma Padova è sempre stata la Città del Santo in quanto importante destinazione turistica di turismo religioso e il turismo religioso è sempre andato forte. Da piccolo e piccolissimo quando andavo in giro con i miei genitori e talvolta in gita con la parrocchia assieme ai miei nonni non si faceva che visitare chiese e santuari e semmai l’unica variazione sul tema erano gli ossari e i musei della Grande Guerra disseminati tra le montagne venete e trentine.

Ma da qualche anno Padova non è più la città del Santo e pensandoci un po’ potrei elencarvi una serie di colpevoli di tale misfatto. Ad un certo punto, infatti, Padova si è accorta di avere all’interno delle sue mura un patrimonio storico, culturale ed artistico davvero pazzesco, di essere una vivace città universitaria piena di giovani e quindi perché essere identificati solo con Sant’Antonio, il fraticello portoghese, senza nulla togliere ai suoi meriti e al suo impegno nella lotta contro usurai e farabutti vari.

Padova città del Santo? Non più o quantomeno non solo e la colpa è di…

padova città da scoprire

Passatemi il titolo ed il giochino retorico…ovviamente Padova resta la Città del Santo e rimane affezionata al suo Santo, il “santo senza nome”, Sant’Antonio ma ormai è in via di completamento una certa missione che il turismo padovano si era data anni fa e cioè quella di fare di Padova una città d’arte di grande interesse, in grado di andare oltre la figura del fraticello di origini portoghesi e di valorizzare le sue molte identità.
Padova una città delle molte identità ho scritto in un post.

Esistono quindi dei “colpevoli” che hanno portato avanti, anche inconsciamente, la causa di “liberare” Padova dall’immagine di città del Santo che evidentemente andava un po’ stretta. Tra questi i pionieri, i primi a credere ad una Padova più aperta ed ambiziosa e poi chi si è accodato e si sta impegnando nel dare il proprio contributo.
Sono singoli, operatori del mondo della cultura e del turismo, associazioni e gruppi di cittadini, molti dei quali ho conosciuto anch’io in questi 10 anni e più di blogging a Padova.
Costoro si sono macchiati di una colpa della quale, con questo post, dovranno rispondere. Sono talmente tanti che è impossibile menzionarli tutti.

Padova è città universitaria e ci si è accorti che nella nostra Università insegnò per ben 18 anni un certo Galileo Galilei e che, a partire dalla sua rivoluzione scientifica, si sono susseguiti scienziati di livello internazionale e che a tutt’oggi docenti, studenti, ricercatori sono impegnati nelle più varie branche della scienza, dalla medicina, all’astronomia etc etc. Un po’ alla volta ci si è resi conti che Padova è anche una città della scienza oltre che essere città del Santo.

Relativamente di recente a Padova, grazie all’intuizione dell’attuale assessore Andrea Colasio, è iniziato il lungo lavoro di recupero del castello carrarese di Padova. La dominazione veneziana su Padova, durata ben quattro secoli, ha eclissato la storia della gloriosa Signoria dei Carraresi ed il suoi luoghi simbolici e le grandi opere d’arte di cui i signori padovani amavano circondarsi. Giotto aveva già affrescato la Cappella degli Scrovegni ma l’eredità di un altro rivoluzionario fu quella di portare a Padova una generazione di artisti che a Giotto si ispiravano, Guariento, Giusto de Menabuoi, Jacopo Avanzi, Altichiero etc etc. E oggi possiamo parlare di Padova città dell’affresco anzi…siamo in trepidante attesa che l’Unesco certifichi Padova come città patrimonio dell’umanità per gli affreschi del Trecento, la Padova Urbs Picta.

Da oltre quarant’anni poi associazioni come il Comitato Mura e gli Amissi del Piovego portano avanti, ognuno con la propria filosofia e stile, una loro convinzione e cioè che mura e canali cittadini rappresentano un monumento ed un segno distintivo di Padova e che quindi si doveva finire di considerare i canali come delle fogne a cielo aperto e le mura come delle barriere fastidiose, al limite utili per nascondere alla vista discariche ed aree dismesse. E oggi si sta tornando a riscoprire la Padova città murata e la città d’acque di un tempo, è in corso il restauro delle mura. Giovani, famiglie, anziani passeggiano lungo i canali, si stanno attrezzando nuovi pontili per favorire il turismo fluviale. Non solo. Anche il Gruppo Speleologico Padovano del CAI, da oltre 40 anni si impegna nell’esplorare la Padova Sotterranea, i bastioni e le casematte sotto alle mura, quelli che erano i corsi d’acqua tombinati nel corso del secolo scorso. Studio, ricerca e lavoro sul campo anche con l’idea di proporre visite “avventurose” nella Padova sotterranea e quindi un tipo di turismo alternativo.

E ancora moltissime associazioni culturali che ogni anno propongono in città un gran numero di iniziative tali da rendere Padova una città vivace e colta ed è di questa vivacità e cultura che ci si nutre per pensare a costruire la città del futuro. Padova quindi oltre che essere città del Santo è anche una città della cultura e una città di spettacoli e concerti. Da qualche anno a questa parte si è formato un team di professionisti che in questi anni hanno saputo portare in città tanta musica dal vivo di qualità. C’è la musica indie, alternativa dei club e delle feste universitarie e c’è la grande musica, quella dei grandi nomi della musica internazionale.

Sant’Antonio ha senz’altro ispirato nel corso dei secoli carità e misericordia e quella di voglia di aiutare il prossimo che moltissime associazioni di volontari impegnate nel sociale mettono in campo e non se ne avrà a male se Padova nel 2020 è stata addirittura capitale europea del volontariato e pazienza se si sente un po’ meno menzionare Padova come città del Santo. I “colpevoli” sono appunto le migliaia di persone che con il loro prezioso impegno volontaristico sono vicini a chi soffre per malattia o difficoltà economiche.

Giovani e meno giovani stanno sfruttando i social network e le nuove tecnologie per migliorare la nostra città e la percezione che se ne aveva. Come non citare il gruppo facebook “Vecchia Padova”, partecipatissimo e seguitissimo da molte persone che qui si sono ritrovate con l’idea di condividere la passione per la nostra città imparando a conoscerne il patrimonio culturale e lo stesso vale per il gruppo facebook “Padova ieri e oggi”. E come non citare il nuovo rinascimento dell’Arcella, partito proprio dall’attività della pagina facebook di Arcellatown, una pagina che ha saputo trasmettere colore e fantasia e soprattutto una nuova prospettiva con cui guardare un quartiere considerato problematico. Chiaramente non basta un social network per cambiare le cose ma senz’altro, promuovendo nuove visioni, energie e soprattutto collaborazione oggi il quartiere Arcella si è messo in moto con iniziative concrete ed un vitalità tale da migliorarne nettamente la percezione e quindi il senso d’appartenenza degli abitanti e la cura.

Last but not least i professionisti del turismo, chi ha cercato e sta cercando di pianificare la regia della destinazione turistica della città e delle aree limitrofe, le guide turistiche, gli operatori dell’accoglienza che in una Padova che andasse oltre alla Città del Santo, senza rinnegane ovviamente Sant’Antonio, ci hanno creduto e continuano a farlo.

Insomma se Padova non sarà più nota in futuro come Città del Santo i colpevoli sono davvero molti ma certamente Sant’Antonio li perdonerà e sarà contento di vedere attorno a sé una città in movimento che ha iniziato a conoscersi e ad apprezzarsi di più.



Alberto Botton

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