Padova “Poetic Hotel”. Arte e poesia ora accompagnano la decadenza e la memoria del vecchio albergo (chiuso e abbandonato da 25 anni)

Poetic hotel Padova

C’è un posto a Padova che se me l’avessero raccontato come progetto artistico realizzato a Berlino o in qualche altra capitale europea ci avrei creduto di più. E invece no, il “Poetic Hotel” c’è stato a Padova e c’è ancora nelle emozioni e nei ricordi di chi lo ha conosciuto. Anche se ora è tornato nell’abbandono.


Il Poetic Hotel ha emesso il suo ultimo check-out il 13 dicembre e questo incipit rappresenta la fase “Post” rispetto all’avvio di un progetto artistico di cui potete leggere la fase “Ante” sotto la doppia riga separatrice in basso.

Il 13 dicembre infatti, un vecchio albergo chiuso ed abbandonato da 25 anni e riaperto per qualche mese a disposizione di un gruppo di artisti guidati dal padovano Simone Berno, ha richiuso i battenti. Se per qualche mese gli oggetti, l’arredo in disuso e in degrado si sono in qualche modo relazionati con questi inattesi ospiti, gli artisti coinvolti nell’iniziativa, d’ora in avanti le stanze dell’albergo con le opere d’arte e le installazioni sono tornate nella loro dimensione di abbandono totale.

Durante i mesi di attività artistica all’interno del “Poetic” gli stessi artisti, gli unici a cui era consentito accedere, sono stati catturati dalla magia e dall’atmosfera del posto: dai letti usati da qualche senzatetto, all’usura sui lavabi provocata delle infiltrazioni d’acqua, l’odore di chiuso, di umidità e di muffa, le regnatele, così come oggetti cristallizzati nel passato, a partire dal registro delle presenze, fermo al 1997, hanno provocato emozioni forti che si sono tradotte nelle opere realizzate. Minimo comune denominatore il rispetto per il lavoro che il tempo stava facendo su quegli spazi (per questo è stato tenuto chiuso al pubblico, ed il desiderio di consegnare al tempo anche le stesse opere d’arte che ora faranno compagnia all’anima di quell’albergo, con l’esperienza di chi ci ha lavorato, le storie ed i ricordi dei suoi clienti più o meno abituali.

Il 13 dicembre c’è stato un momento in cui gli artisti coinvolti e qualche fortunato, tra cui io, hanno dato l’addio al “Poetic Hotel”, consapevoli di aver potuto vivere un’esperienza fuori dal comune, con la nostalgia di dover abbandonare queste stanze ma con la consapevolezza che questa era ed è stata l’unica chiusura possibile. Il “Poetic” doveva tornare al fluire del tempo e così è stato. Le opere, forse, riemergeranno tra i detriti quando la struttura verrà abbattuta e rasa al suolo.



Il Poetic Hotel , prima dell’ultimo check-out

Più di qualche volta ho espresso la mia soddisfazione per l’attività di blogger (fatico a definirmi così, preferisco persona che cura un blog) e la riconoscenza per le opportunità che questa mi ha regalato: oggi vi parlo del Poetic Hotel e capirete leggendo questo post che averlo potuto visitare è stato un vero e proprio privilegio.

Innanzitutto partiamo dall’inizio, ovviamente. Cos’è il Poetic Hotel? Sul quale, per altro si è già innescata a Padova un notevole passaparola e che è presentato anche all’interno della Mostra Dissolvenze visitabile al Museo Diocesano di Padova fino al 30 novembre E’ e sarà il risultato di un’intuizione dell’artista padovano Simone Berno e dello sviluppo creativo che una gruppo di artisti, curatori d’arte ed amici di Simone hanno messo in moto…
Come ho avuto modo di dire a Simone è come autorizzare un bambino a mettere le mani nel vasetto della marmellata e così è stato! L’artista padovano ha avuto in concessione uno spazio incredibile, un hotel abbandonato e chiuso da 25 anni, l’albergo “Da Marco” di via Sorio, 73 all’interno del quale il tempo si è letteralmente fermato e sta facendo il proprio lavoro. La reception con le chiavi delle stanze, il registro dei presenti, rigorosamente compilato a mano , i quadri alle pareti attaccati da muffe, le ragnatele, le infiltrazioni d’acqua tutto è inevitabilmente lasciato al fluire del tempo e al degrado che questo comporta.

Prima con le proprie opere, poi grazie al merito, l’umiltà e la visione che caratterizza l’artista, il progetto è stato aperto ad un notevole gruppo di artisti e performer attivi in città ed è così che ha iniziato a prendere forma quello che è stato ribattezzato “Poetic Hotel”. Questo vecchio albergo abbandonato accoglie arte e poesia, opere il cui destino sarà quello di deteriorarsi e di condividerne la decadenza con gli arredi e gli interni. E’ questo il motivo per cui il Poetic Hotel è e resterà chiuso al pubblico (è possibile vedere la hall sbirciando attraverso una finestrella posta sulla vetrata di ingresso) per contaminare il meno possibile il fluire del tempo e lasciando esclusivamente gli artisti e le opere ad interagire con esso.

Capito ora perché , per me, è stato un vero e proprio privilegio? Di conseguenza raccontarvi la mia esperienza mi pare proprio il minimo sindacale in questo post che inserisco in più categorie e tag del blog ma che inserirò anche all’interno del post “Mostre da non perdere in Veneto”, molto visitato dagli appassionati d’arte del nostro territorio (copiate ed incollate questo link sulla barra degli indirizzi: https://www.blogdipadova.it/mostre-in-veneto-da-non-perdere/)

La visita del Poetic Hotel. Arte che emoziona nel silenzio e nella decadenza

Esiste una nicchia di persone che , a partire da vari interessi, nutre una certa passione per i luoghi abbandonati e per il degrado, effetto che passare del tempo e l’incuria provoca all’interno di città, borghi ed edifici abbandonati, per l’appunto, dagli essere umani. Pensate al fascino sinistro di Cernobyl così come in quello dei paesi fantasma del nostro paese ma senza andare lontano anche agli alberghi abbandonati di Abano e Montegrotto terme, immortalati in un progetto fotografico. Urbex sarebbe il termine di questa disciplina e oltre ad una sensibilità artistica di chi vuol visitare questi luoghi per fare un servizio fotografico per documentare l’abbandono o proprio come set c’è anche un’interesse sociologico. Perché questi posti sono stati abbandonati? Cosa è accaduto nelle nostra società o in quel quartiere o direttamente a quelle persone che lo gestivano/frequentavano?

Ecco, questo tipo di emozioni hanno attraversato anche me, salendo da solo con l’utilizzo della torcia dello smarphone le scale del Poetic Hotel di Padova. L’atmosfera è decisamente “dark” e un po’ claustrofobica che mi è sembrato di essere all’interno di un video dei Cure o dei Siouxsie and the Banshees. Buio, silenzio, odore di chiuso, muffa, umidità ( non il massimo per chi, come me è un po’ asmatico) ma dopo qualche scalino l’arte e le opere si sono imposte sul mio sguardo. Si tratta di opere di artisti che in parte conosco, alcuni dei quali personalmente, e che ho avuto modo di apprezzare per il lavoro in città in questi anni, altri li ho scoperti proprio ieri grazie al racconto di Simone Berno.
Passando da una stanza all’altra, in un silenzio che dialoga con il nostro inconscio, letti disfatti, mobili e comodini semidistrutti, armadi con dentro gli abiti sgualciti lasciati dai proprietari, lavandini e bagni a pezzi, infiltrazioni d’acqua e, oggetti, ognuno dei quali ha una storia, sono stati utilizzati da moltissime persone nel corso degli anni, hanno avuto una loro funzione che ora hanno perso.
Oggi ognuna di queste stanze del Poetic Hotel ospita un progetto artistico diverso che in comune con gli altri ha solo il destino finale: prendere confidenza con il luogo, diventarne parte e seguire il corso del tempo e della decadenza.

Ed ora un po’ di immagini. Le ho scattate in un tardo e piovoso pomeriggio di novembre ma vi suggerisco di guardare altre foto dai profili social ufficiali del Poetic Hotel (link a fondo pagina) per immagini più luminose e per restare aggiornati sugli sviluppi di tutte le opere. Per il buio non sono riuscito a scattare foto di tutte le opere, anche se di seguito vi potrete fare un’idea!

In attesa dell’ultimo check-out (13 dicembre) spazio agli artisti e a performance live

Il destino del Poetic Hotel è segnato. E’ programmato per il 13 dicembre l’ultimo check-out che segnerà la chiusura definitiva. A quel punto le opere artistiche verranno chiuse a doppia mandato all’interno dell’albergo e forse riemergeranno tra i detriti se questo edificio verrà distrutto. Se ci pensate, questo finale che può apparire triste e privo di senso rientra proprio nella poetica e nel significato del progetto artistico stesso, tutto è transitorio, tutto finisce e tutto degrada oppure se preferiamo “Tutto scorre, tutto fluisce, tutto si trasforma” se vogliamo citare l’aforisma di Eraclito.

In attesa del check-out il Poetic Hotel e è sarà il posto dove artisti, già affermati ed artisti più giovani impegnati nella ricerca e nel trovare la propria cifra artistica, potranno cimentarsi in questo progetto che a me pare una figata importante! Tra gli artisti, oltre a Simone Berno c’è il fotografo Ioan Pilat e la fotografa Barbara Pigazzi, gli artisti Marco Chiurato, Chiara Coltro, Carolina Blanco (in arte Carolì) il performer Antonio Irre, i curatori d’arte Enrica Feltracco e Massimiliano Sabbion che in quest’occasione si cimentano nella parte di artisti, per citare chi già conoscevo prima della visita e molti altri le cui opere nel corso della visita come Daniele Enact, Emanuele Raini, Giuliana Colbachini, Marco Cantarelli, Massimo Scognamiglio, Michele Sarto, Mihaela, Boienciuc, Niccolò Albani, Pieralvise Santi, Silvia Cogo, Silvia Scuderi, Tommaso Toson. Da sottolineare la partecipazione del Movimento per l’emancipazione della poesia (MeP), li avete mai lette le loro poesie sui fogli bianchi appiccitati sui muri della città?

Il Simone Berno mi ha chiesto se sono disponibile a trasmettere questi momenti attraverso i miei canali social…ovviamente gli ho risposto di si!

Sito web Poetic Hotel: https://www.poetichotel.org/
Pagina facebook: https://www.facebook.com/poetichotel/
Instagram: https://www.instagram.com/poetichotelpadova/

Alberto Botton

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