La storia del Vov. Il liquore all’uovo per eccellenza nacque a Padova

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Tra i “brand” alcolici di successo creati a Padova c’è il liquore all’uovo più famoso al mondo, il Vov !


Questo post vuole essere un omaggio ad una bottiglia (e già l’incipit potrebbe sembrare una confessione di un alcolizzato impenitente) e sopratutto al prodotto in essa contenuto: sto parlando ovviamente del Vov, il liquore all’uovo più famoso del mondo.

La mia è una passione piuttosto recente, cresciuta quando già avevo iniziato a curare questo blog e che, in realtà è facilmente spiegabile in pochi passaggi: il Vov è buono, il Vov è nato a Padova. Sebbene la produzione non avvenga più in città, l’etichetta è sempre quella storica con il disegno della Basilica di Sant’Antonio ben in evidenza. Potrà sembrare una sciocchezza ma, per quanto mi riguarda invece , è una cosa che emoziona!

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In una società globalizzata in cui i supermercati abbondano di una quantità infinita di prodotti per ogni gusto e necessità quella di sapersi distinguere è un’esigenza fondamentale per chi fa marketing. In ambito di comunicazione e marketing si è infatti imposto il concetto, ormai abusato, di “storytelling” per cui un po’ tutte le pubblicità vengono concepite e si sviluppano tramite una storia legata al prodotto. Ebbene, anche la storia del Vov parte da Padova, storia che compare sul sito stesso dell’azienda produttrice, la Molinari spa, ed è una bella storia.

Inserisco il post nella categoria “Padova popolare” e anche all’interno della sezione “Food” del Blog di Padova

Sottolineo per altro che questo non è un post sponsorizzato ma come scritto all’inizion omaggio personale a questa bevanda.

La storia del Vov parte da Padova

Ebbene si, l’ingrediente principale del famoso bombardino, popolare sulle piste da sci e non solo, fu creato nella nostra città. La storia del Vov comincia dunque da Padova, e precisamente in via dei Servi, un tratto dell’attuale via Roma, un tempo suddivisa in più vie, nel 1845.
Via Roma già allora, conducendo verso Prato della Valle era una strada centrale e qui c’erano molti negozi apprezzati per la loro qualità, pasticcerie e caffè e tra queste la bottega del pasticcere Gian Battista Pezziol. Il Pezziol produceva cioccolata e confetteria ma la sua specialità era il torrone per il quale necessitava di moltissime uova, solo dell’albume però, mentre i tuorli, seppur utilizzati per altre produzioni e donati alle famiglie della zona, erano in eccesso.

Odio per lo spreco e creatività. Il Vov creazione del pasticcere G. B Pezziol

La storia del vov è una storia di creatività ma soprattutto di profondo rispetto per il cibo e di avversione ad ogni forma di spreco. Gian Battista Pezziol, sperimentando per cercare di trovare un uso per questi tuorli d’uovo, si inventa di mescolarli al vino Marsala, alcohol con l’aggiunta di un po’ di zucchero con l’idea di farne un liquore all’uovo che inizialmente chiamerà “Vovi”, dal dialetto veneto “uova”.
Questa nuova produzione ebbe fin da subito un gran successo a tal punto che ben presto varcò i confini veneti ed è per questo motivo che si decise, come azione di “marketing” ante litteram, di dargli un nome più spendibile anche al di fuori della nostra regione : nasce così il Vov!

Il Nord Italia all’epoca era governato dall’Impero Austriaco e, nel 1856, quindi solo 11 anni dopo la sua creazione, il Vov, dopo aver ricevuto diversi premi e riconoscimenti, ottenne anche il prestigioso brevetto con l’aquila a due teste degli Arciduchi d’Austria. Siamo negli anni dell’Imperatore Francesco Giuseppe I e della moglie, la principessa Elisabetta di Wittelsbach, meglio nota come Sissi ed in pieno Risorgimento, visto che si stava preparando la Seconda guerra di Indipendenza.

La storia del Vov e dei Pezziol si inserisce quindi in un contesto storico e politico di grande fermento e chissà se i giovani che l’8 febbraio 1848 decisero ribellandosi all’arroganza dei soldati austriaci, di partecipare alla cosiddetta “Primavera dei popoli” in Europa caricati con un bel bicchiere di Vov e dall’energia dello zabaione liquoroso in esso contenuto o zabaglione o zabajone che a dir si voglia.

Il Vov fin da subito si è guadagnata la nomea di una bevanda ricostituente e corroborante a tal punto che durante la Seconda Guerra i soldati adottarono questo zabaione del Pezziol come bevanda ufficiale. VAV2 (Vino alimento vigoroso) era il nome del Vov per i soldati, contenuto in appositi contenitori di cartone impermeabilizzato.

Il massimo successo e diffusione del “nostro” liquore all’uovo si ebbe negli anni Sessanta e Settanta quando generò varie imitazioni. Negli anni Ottanta e Novanta in Italia, il Vov subisce un declino, calmierato dall’uso alimentare per guarnire dolci e gelati. Non solo. Molto richiesto era dalle località sciistiche di montagna dove, grazie al cocktail bombardino è tornato di moda negli anni recenti.

Dall’azienda Pezziol al Gruppo Grandi Marche dei fratelli Dalle Molle fino ai giorni nostri

L’Azienda G.B Pezziol divenne proprietà nel 1935 dei fratelli padovani Amedeo, Angelo e Mario Dalle Molle resi celebri, anche per aver creato nel 1948, il celebre liquore al carciofo Cynar. Nel 1955 i Dalle Molle fondarono il Gruppo Grandi Marche Associate in cui confluirono 5 grandi aziende del settore liquoristico italiano tra cui la rinomata “Luigi Sarti & figli” di Bologna, produttrice del Bianco Sarti e la “Tenerelli” di Catania per il brandy. Su questa storia, dell’azienda dei Dalle Molle e dei suoi liquori esiste un libro, ricchissimo di fotografie, dal titolo “Cynar e i suoi fratelli. Una storia italiana irripetibile” (2018), edizione Morellini.

Come per altri “brand” di alcolici, a partire dal 2000 il Vov passò alla Società Italiana Liquori (Sil) con stabilimenti a Pozzilli e poi, acquisito dalla Molinari nel 2012, la produzione del vov si sposta negli stabilimenti di Moncalieri, Torino.

All’inizio del post ho fatto riferimento alla bottiglia, la caratteristica bottiglia del Vov in vetro bianco, divenuta un’icona nel panorama dei liquori italiani.
Oggi l’aspetto è lo stesso ma il bianco della bottiglia è dato da una foglio di plastica bianco incollato all’interno di una bottiglia trasparente.
La stessa è anche la scritta tridimensionale “VOV” in giallo su sfondo blu. L’immagine della Basilica di Sant’Antonio è sempre ben visibile il che restituisce anche al prodotto di oggi, la memoria padovana della storia del Vov.

Iconografia di un marchio vintage

Pensando al logo del VOV, alla sua etichetta, alla bottiglia stessa e a tutti quei manifesti colorati che ancora si possono trovare in rete resto affascinato dalla bellezza di queste pubblicità. Sarà per questa ragione che considerato il Vov un marchio vintage. In realtà, al giorno d’oggi i grafici e social media manager della pagina facebook del Vov stanno rinnovando l’immagine del prodotto gestendo i profili “social” con uno stile contemporaneo.
Gli anni d’oro del VOV così come di altri liquori italiani e non solo e marchi vintage descrivono un “mood” di quei tempi, gli anni del boom economico, anni Cinquanta, Sessanta e i manifesti pubblicitari erano delle opere d’arte.

In un articolo dedicato alla storia del Calcio Padova ho fatto notare come allo Stadio Appiani tra gli anni Cinquanta e Sessanta ci fossero almeno una dozzina di cartelloni che pubblicizzavano marche di liquore che andavano in quegli anni…La Guerra era alle spalle, l’economia e l’ottimismo per un progresso che sarebbe dovuto crescere all’infinito prendeva quote e quindi perché non farsi un bicchiere ogni tanto? Se poi questi erano considerati dei “toccasana” per la salute, e questo valeva anche per Aperol, Cynar etc allora. Era la Padova da bere degli anni Cinquanta e Sessanta!

VOV che passione. Famoso grazie al cocktail “bombardino” è ottimo anche da solo o per guarnire dolci e gelati

Come detto per me il VOV è una passione piuttosto recente perché, inutile negarlo, appartiene ad uno di quei marchi “vintage” che hanno perso un po’ di appeal tra i giovani. Nel caso del Vov l’appeal riprende quota in montagna, sulle piste da sci, o nei mercatini natalizi del nord-Italia, grazie al Cocktail “bombardino”.

Il prodotto, però, il “mitico” zabajone confortante è sempre stato di altissima qualità ed oggi gode comunque di grande vitalità. Non potrebbe essere altrimenti per un liquore all’uovo nato come rinvigorente e oggi ottimo anche per i molti usi che si possano fare in cucina.

Può infatti essere consumato anche freddo per guarnire torte e gelati, o usato in casa per farsi il cocktail “Calimero” con il Caffè. Scopri le ricette con il Vov sul sito ufficiale.
Concludo con un “All you need is VOV” come campeggia sull’immagine copertina della pagina facebook!

Vov liquore allo zabaione

Alberto Botton

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