Sant’Antonio da Padova, guerriero di Dio al fianco dei poveri!

Sant'Antonio da Padova

Per la rubrica dedicata ai “personaggi illustri” di Padova non può mancare ovviamente un post su Sant’Antonio che più di ogni altro ha legato a doppio filo il proprio nome alla nostra città, nota soprattutto come “Città del Santo”. Se questo appellativo può apparire limitante poichè Padova non è solo il suo Santo e la Basilica di Sant’Antonio (leggi il post) ma molto di più è anche vero che il legame con il frate francescano portoghese è indissolubile e non riguarda solo i fedeli cattolici ma un po’ tutti i padovani per i quali è semplicemente il “Santo”, non occorre specificarne il nome, è il Santo per antonomasia. Un altro appellativo della città è anche quello della Città dei 3 senza: il Caffè senza porte (il Caffè Pedrocchi era aperto giorno e notte), il Prato senza erba (il Prato della Valle non era verde come oggi) ed il Santo senza nome, il “Santo” appunto.

Sant'Antonio - da vedere a Padova città dei 3 senza
Sant’Antonio

Nacque a Lisbona il 15 agosto 1195 con il nome di Fernando Martins de Bulhões da una famiglia benestante ed aristocratica. Fu da principio monaco agostiniano a Coimbra dal 1210 e poi frate francescano dal 1220 e nel corso della sua opera viaggio molto dal Portogallo, all’Italia, alla Francia. Conobbe San Francesco che lo mandò in Francia a contrastare con le sue prediche l’eresia catara. Era dotato di grande umiltà ed allo stesso tempo era molto acculturato e le sue prediche dimostravano la sua sapienza. Prima di diventare famoso come “Sant’Antonio da Padova” ed in Portogallo Antonio da Lisbona, è stato per diversi anni noto come Antonio da Forlì proprio perché qui inizio a dimostrare le sue doti oratorie. Non a caso la sua più famosa reliquia, la lingua del Santo è rimasta miracolosamente incorrotta.

Sant'Antonio - La veduta trecentesca di Padova di Giusto de Menabuoi nella cappella Belludi della Basilica del Santo. Sant'Antonio appare a Luca Belludi predicendogli la liberazione di Padova dal tiranno Ezzelino da Romano
La veduta trecentesca di Padova di Giusto de Menabuoi nella cappella Belludi della Basilica del Santo. Sant’Antonio appare a Luca Belludi predicendogli la liberazione di Padova dal tiranno Ezzelino da Romano

Quando Antonio arrivò a Padova aveva 32 anni e qui visse gli ultimi 4 anni della sua vita quando non era in giro per il nord Italia in quanto ministro dell’ordine francescano. A Padova cercò di portare a termine la sua opera teologica “I sermoni” senza riuscirvi per l’impegno delle prediche, seguite sempre da grandi folle di fedeli, opera che comunque gli valse il riconoscimento di “Dottore della Chiesa”. Accompagnato dal suo fedele discepolo Luca Belludi a cui è stata intitolata la via di accesso alla Basilica dal Prato della Valle e la Cappella omonima all’interno della stessa basilica viaggiò fino a Trieste e poi Istria e Dalmazia, e dove passava lui sorgevano nuovi conventi e tornando si fermo in molte città e località del Friuli e del Veneto per poi andare in Emilia, Lombardia fino in Liguria.

Predicò in favore dei poveri e per le vittime dell’usura che causava povertà, sofferenza e disperazione tra il popolo. Fu paladino della giustizia, strenuo difensore della gente comune, forse per questo fu tanto amato e tutt’oggi la devozione popolare per lui è diffusa in tutto il mondo. Chi non riusciva a pagare gli interessi a Padova veniva condannato come debitore al carcere a vita e dal tribunale del Salone di Palazzo della Ragione passavano direttamente al Carcere delle Debite, palazzo allora collegato tramite un passaggio pensile tipo “Ponte dei Sospiri” o subivano la tortura al Volto della Corda, la galleria che collega Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta. Qui i rei venivano legati ed appesi a degli anelli di ferro a diversi metri di altezza e lasciati penzolare fino a fargli slogare spalle e braccia.
Antonio lottò con coraggio e fermezza per liberare Padova da questa gente e il 15 marzo 1231 grazie alla sua lotta fu modificata la legge ed il podestà Stefano Badoer stabilì che il debitore senza colpa, non venisse imprigionato o esiliato ma che dovesse dare i propri beni in contropartita recitando la formula “Cedo bonis” girando attorno alla “Pietra del Vituperio” visibile nel Salone di Palazzo della Ragione indossando solo una sottoveste, da qui pare abbia avuto origine il detto “Restare in braghe de tela”. Anche oggi avremo bisogno di un altro Antonio in grado di lottare contro la corruzione dilagante ed il malaffare!

Altra curiosità padovana è la leggenda secondo la quale ad Antonio cadde il breviario nel pozzo del giardino di Palazzo Papafava e che questo gli fu riportato asciutto dagli angeli.

I lunghi viaggi, la quaresima e la stanchezza per le predicazioni ne fiaccarono il fisico, un salute non proprio ferrea, adropisia ed asma forse sintomi di cardiopatia gli rendevano difficile anche solo camminare. Poco prima della morte, nel giugno 1231 soggiornò a Camposampiero, comune a circa 25 km a nord di Padova nella dimora dell’amico il conte Tiso per riposarsi e rimettersi in forze. Qui avvenne la famosa predica del Noce e la visione di Antonio con in braccio il bambin Gesù nella celletta dove si ritirava a pregare. In questi due luoghi esistono oggi gli altrettanti santuari antoniani di Camposampiero, Il Santuario del Noce ed il Santuario della visione.

La “Noce del Santo” è il nome di un nuovo prodotto dolciario della rinomata Pasticceria Giotto del Carcere Due Palazzi risultato della collaborazione con i Frati dell’Abbazia di Sant’Antonio che hanno svelato ai premiati pasticceri la ricetta e la tecnica di produzione di un dolce tradizionale tramandato da secoli ed ispirato proprio alla storia di Antonio. Altri dolci della linea antoniana qui. Oltre ovviamente al più famoso “Dolce del Santo” venduto in moltissimi negozi di souvenir e locali nei pressi della Basilica.

 Sant'Antonio  - Sant'Antonio da Padova
(foto http://www.veneto.eu/)

Il 13 giugno 1231 si senti male e compreso che non gli restava molto da vivere chiese di essere riportato a Padova dove desiderava morire e fu trasportato su un carro agricolo trainato da buoi lungo quella che oggi è via del Santo. Giunto in zona Arcella, al convento dell’Arcella (pare fondato dallo stesso San Francesco nel 1220) dove c’è il Santuario di Sant’Antonino (leggi qui) il corteo che lo accompagnava si fermò pensando fosse meglio evitare i tumulti della città e Antonio all’età di 36 anni morì. L’ultimo viaggio di Antonio viene rievocato ogni anno dai pellegrini che partecipano al Cammino di Sant’Antonio (leggi qui) e dalla rievocazione storica del Transito (guarda questo video dell’edizione del 2013) con la partecipazione di oltre 150 figuranti in costume che rappresentano il corteo di Antonio morente sul carro trainato dai buoi.

Antonio da Padova fu canonizzato da Papa Gregorio IX in tempi molto rapidi, l’anno successivo alla sua morte a furor di popolo visto che fin dal giorno dei funerali continue folle di fedeli iniziarono a recarsi a rendere omaggio alla sua tomba, pellegrinaggio che continua ancora oggi visto che sono circa 3 milioni le visite annuali di pellegrini da tutto il mondo che fanno di Padova una delle più importanti destinazioni di turismo religioso. Un culto, quello del Santo, tra i più sentiti da tutto il mondo cattolico, le statue di Sant’Antonio sparse in moltissime cattedrali del mondo sono forse le più importanti ambasciatrici di Padova.

In attesa della processione del 13 giugno, giorno della festa di Sant’Antonio, Padova celebre il suo Santo durante tutto il mese, in un calendario di eventi ed iniziative sotto al nome di Giugno Antoniano. Alla processione poi sfilano anche tutte le varie associazioni e confraternite antoniane

Chiudiamo segnalandovi la possibilità di vedere per intero da youtube il film “Antonio, Guerriero di Dio” (2006) del regista padovano Antonello Belluco.

Alberto Botton

 

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