Lo Stadio Appiani, monumento della Padova popolare che ci si è dimenticati di tutelare

Stadio Appiani Padova

Pare sia purtroppo giunto il momento in cui la mitica tribuna est dell’Appiani, lasciata deperire per decenni, verrà inesorabilmente abbattuta. L’inevitabilità della situazione mette comunque tristezza ai tifosi e a chi riconosce il valore di questo luogo


All’interno di un blog dedicato a questa città e curato da chi intende la città in un certo modo non può mancare un post dedicato allo Stadio Appiani Padova. Vi apprestate a leggere, spero, un post dedicato al Calcio Padova, alla sua storia e, assieme alla storia di questo luogo e di questo gioco, un pezzo di storia di Padova, storia recente, popolare ma non meno significativa a mio avviso, uno, se non il più importante dei luoghi del calcio Padova in città.
Esiste la grande storia, quella dei personaggi illustri, della cultura con la “C” maiuscola ma la gente comune vive la propria quotidianità, generazione dopo generazione, e pure questa va a formare e a contribuire quella cultura popolare in cui tutti ci riconosciamo. Non a caso esiste una categoria del blog che ho chiamato “Padova popolare“.

Parlare di cultura, storia in un post dedicato ad uno stadio di calcio suoneranno esagerati e fuori luogo a chi legge e magari è abituato, in modo forse un po’ snob, mi perdonerete, a considerare “cultura” sono quello che si legge sui libri o si può vedere all’interno dei musei. Per Padova, lo stadio Appiani è un monumento, un monumento al calcio romantico di un tempo e alla cultura popolare, un luogo dove generazioni di padovani di ogni età e classe sociale si sono incontrati per spingere la propria squadra alla vittoria, per gioire e soffrire sugli spalti di questo stadio.

Del resto 112 anni di età mi sembra un numero significativo per considerare la storia del Calcio Padova parte della storia della città, una storia sportiva ma anche un storia vissuta, quotidiana, che tanto ha significato per i padovani. Certo, ci sono padovani e padovani. Padova da sempre accoglie persone da tutta Italia, giunte magari in città per ragioni di studio o di lavoro. Molti di questi padovani d’adozione preferiscono comprensibilmente seguire la squadra di calcio della città di origine ce diventa un legame con la città natia.
Si, perché da questo punto di vista Padova è un po’ come Milano e conta tra i proprio abitanti molte persone che sono diventati padovani d’adozione, ex studenti fuori sede rimasti in città dopo la laurea, ad esempio, e che quindi magari non si sono affezionati (per ora) ai colori biancoscudati.

Oggi lo Stadio Appiani è utilizzato per le partite del settore giovanile del Calcio Padova e dalla squadra del San Precario ed è tornato a rivivere, seppur parzialmente, grazie al recente bell’intervento di restauro della Tribuna ovest, della sud, la sistemazione degli spogliatoi.

Annunciato l’abbattimento delle gradinate. Il futuro dell’Appiani e dell’area

Purtroppo la tribuna est, il settore più iconico, quello che appare come una maestosa muraglia umana, lasciato in abbandono per decenni è destinato all’abbattimento ed è comprensibile che non ci siano soldi pubblici da destinare ad un restauro così come finanziatori privati (di questi tempi poi…).

Intendiamoci, i problemi della vita e del mondo sono altri ma la tristezza dei tifosi per la notizia dell’abbattimento delle gradinate è comprensibile anche se l’Appiani non è stato e non sarà l’unico a subire questa sorte. Anche se la cosa genera un po’ di malinconia le città cambiano e si trasformano e stadi prestigiosi hanno subito la stessa sorte: pensate al vecchio stadio di Wembley per citarne uno o quel che sarà di San Siro a Milano.

Il prossimo abbattimento delle gradinate cozza con l’idea che sostenevo e sostengo con questo post. L’idea era ed è che l’Appiani fosse e sia un monumento e come tale i monumenti andrebbero tutelati. Questo non è stato fatto e una certa responsabilità è da attribuire anche ai tifosi stessi che, dopo il recente parziale restauro delle altre tribune, non si sono più interessati.

Evidentemente questa visione non è sentita, non è condivisa in città, aspetto che possiamo ritrovare in molti altri indizi in altri ambiti. A Torino, hanno voluto sistemare lo Stadio Filadelfia, lo stadio mitico del Grande Torino, sono sicuro che per loro, poter avere ancora in piedi, una tribuna come ce l’ha l’Appiani, purtroppo per poco, sarebbe stato un “sogno”. Noi l’abbiamo lasciata deperire ed è già programmato l’intervento delle ruspe, accolto da molti, quasi con gioia…quel giorno, per me, come per tutti i cittadini tifosi del Calcio Padova, sarà un giorno triste.

Purtroppo Padova sembra non avvertire interesse in tutto quello che è popolare e che esprime la propria unicità. Sono segnali, a mio avviso, che manca quel che io considero senso di appartenenza o quantomeno l’interesse è rivolto solo alla “cultura alta”. Per me però si perde molto così, lasciando andare tutto quanto ha o ha avuto una dimensione popolare. Una certa “patavinitas” aveva casa anche all’Appiani!

La notizia dell’abbattimento delle gradinate dello Stadio Appiani ha dato vitalità a chi da anni proponeva alcune trasformazioni dell’area e anche per le proposte dell’ultima ora. Indubbiamente interessante, valido ed apprezzabile, per quanto mi riguarda l’idea dello stombinamento del canale Alicorno, uno dei molti canali tombinati e che corrono sotto la superfice stradale della città. Si tratta di un intervento di interesse storico e paesaggistico visto che questo canale che alimenta d’acqua la canaletta del Prato della Valle potrebbe abbellire e rendere suggestiva la passeggiata che dalla grande piazza padovana conduce alle mura cinquecentesche nei pressi di Porta Santa Croce e dell’omonimo bastione. Insomma un intervento coerente con il progetto di restauro e valorizzazione delle mura di Padova.E il Campo Appiani? Secondo un progetto pre-esistente il campo Appiani rimarrebbe e, al posto delle tribune in muratura pericolanti verrebbe ripristinato un terrapieno a mo’ di piccola tribuna naturale, un po’ come era nel progetto iniziale dello stadio quando fu inaugurato nel 1924.
Da tifoso del Padova, considerato che le gradinate non sono recuperabili, mi sembra un buon progetto.
Se non ho capito male questo stesso terrapieno, potrebbe diventare una passeggiata, così come lo è un argine. Magari sulla sommità di questo terrapieno, io collocherei un cippo commemorativo o quantomeno un pannello che ricordi la storia dello stadio: una sorta di “passeggiata dei campioni” per ricordare le generazioni dei tifosi e dei calciatori, dai più famosi ed acclamati a quelli meno noti, uniti nella passione per il nostro Calcio Padova!

Qualche cenno storico sullo Stadio Appiani Padova

Il calcio e soprattutto il tifo per la squadra della mia città è una passione che mi accompagna fin dalla più tenera età sicché eccoci a scrivere del mitico Stadio Appiani di Padova, il tempio del calcio cittadino. Qui ha giocato il Calcio Padova per 70 anni dal 19 ottobre 1924 (Padova-Andrea Doria 6-1) al 24 maggio 1994 (Padova-Palermo 0-0); nel mezzo decenni di passione per il gioco più popolare al mondo, il calcio.

Chi era Silvio Appiani a cui è intitolato lo stadio? Silvio Appiani fu un giocatore del Calcio Padova, un giovane bomber che morì durante la 1° Guerra Mondiale all’età di 19 anni sul Carso. Leggi da wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Appiani

Nel corso dei 70 anni di storia l’impianto sportivo è stato interessato da vari interventi di ampliamento e restauro. Inizialmente negli anni venti era poco più che un campo sportivo con il pubblico che si assiepava su un terrapieno che fungeva da tribuna. Molto suggestiva era la tribuna ovest, con la copertura in legno, realizzata nello stile degli stadi inglesi, con tanto di timpano con lo stemma del Calcio Padova, lo scudo.
E poi, via via la realizzazione di quello che sarebbe stato il settore più iconico dello stadio Appiani di Padova: la tribuna est, il settore dei popolari, una muraglia umana impressionante e che incuteva un certo timore negli avversari quando, durante le azioni di gioco, esprimeva il proprio tifo. Grazie a quel muro di tifosi, l’Appiani veniva soprannominato “Fossa dei leoni” e qui uscivano spesso sconfitte anche le grandi quadre.

Un luogo quindi che è stato vissuto da molte generazioni di padovani e, parlando con i tifosi che l’hanno vissuto, ognuno è in grado di tirare fuori i propri aneddoti, spesso legati agli anni più felici del Calcio Padova piuttosto che della propria vita che come diceva Nick Hornby nel suo bestseller Febbre a 90° è per i tifosi collegata e corre parallela a quella del proprio club.
Nell’anno del Centenario del Calcio Padova, nel 2010 allo Stadio Appiani si celebrò il Nereo Rocco day, con partita di giovani calciatori del Padova accompagnati dai Panzer di Rocco degli anni ’50, il capitano Zanon, il campione svedese Kurt Hamrin, Humberto Rosa e altri che nell’occasione hanno ricordati i compagni che ora non ci sono più, il tutto prima della presentazione del bellissimo libro di Gigi Garanzini, “Nereo Rocco”, alla presenza appunto dei vecchi miti del passato, che qualche anno raggiunsero i compagni passati a miglior vita…

In quell’occasione feci alcune foto ed in particolare parlare con un anziano tifoso che orgogliosamente esibiva la sua bandiera che porta allo stadio da 40 e passa anni. Vedi le foto cliccando di seguito:foto 1foto 2foto 3foto 4

Storie di tifosi, calciatori, allenatori, giornalisti, addetti al campo, tantissimi aneddoti, anche raccolti in vari libri pubblicati nel corso degli anni rendono questo luogo un “teatro dello storytelling” patavino. E non sono di certo mancate partite memorabili di cui si è tramandata la memoria da nonno, padre fino al nipote. Avete presente i film americani in cui il padre insegnando al figlio come si lancia una palla da baseball, raccontava di quell’incredibile fuoricampo che fece Joe di Maggio in quella data partita? Ecco, immagino un po’ lo stessa cosa quando un nonno padovano raccontava le più memorabili partite dell’Appiani.

Vi metto alcuni video da YouTube. Da sinistra a destra la partita del 20 febbraio 1949 contro il Grande Torino finita 4-4, una sfida epica anche per gli stessi tifosi del Torino. Ed altri due video spettacolari: Padova – Milan 5-2 (09/12/1952) e Padova-Milan 3-2 (06/04/1958).

Altra partita memorabile fu quella contro la Juventus nel 1958, partita che in caso di esito positivo per il Padova, poteva avviare i nostri verso lo scudetto. Così non fu: la partita finì 1-1 davanti ad uno stadio stracolmo con il pubblico in eccesso, seduto sul campo di gioco, lungo la linea laterale.

Guardando video  e vecchie foto in bianco e nero del mitico Padova degli anni ’50, quello del Paròn Nereo Rocco, quasi quasi ci si commuove pensando a quegli anni in cui il Padova era tra le prime squadre italiane fino a raggiungere il 3° posto in serie A, miglior risultato di sempre, sul finire di quel decennio. In particolare ho in mente due foto: una in cui si vede esultare Humberto Rosa e Brighenti per un gol contro la Roma con alle loro spalle il muro di gente dei popolari e dei distinti (foto a destra che è anche la copertina  del libro di Pino Lazzaro, “La fossa dei Leoni”)  ed un altra in cui l’asso svedese Kurt Hamrin portato in trionfo dopo una vittoria in cui si vede la vecchia tribuna ovest con la copertura in legno con su disegnato lo scudo padovano. Uno stadio suggestivo, all’inglese, che abbinava una perfetta visibilità e che vista la vicinanza del campo dava ai tifosi un ruolo attivo, da 12° uomo in campo, cosa che non può avvenire in uno stadio come l’Euganeo.

Le sfide memorabili si possono ricordare anche in anni più recenti. Nei primi anni Ottanta, anche in serie C o C-2, all’Appiani accorrevano anche ventimila persone e poi, gli ultimi anni, nei primi anni Novanta, vissuti personalmente in Curva Nord quando per tre o quattro campionati di fila lottammo per raggiungere la serie A fino a riuscirci proprio nell’ultimo anno di “servizio” dell’Appiani.

Erano gli anni in cui per Padova passarono campioni come Nanu Galderisi, Demetrio Albertini, Angelo Di Livio, Pippo Maniero, Longhi e tutta quella squadra di giocatori molto amati dai tifosi. In quegli anni si faceva largo nel mondo del calcio, esordiva all’Appiani e faceva il suo primo goal tra i professionisti un certo Alessandro Del Piero.

Vi metto altri tre video presi da YouTube. Guardatevi le immagini degli ultimi due minuti di Padova-Barletta 4-3, altra partita epica, giocata in un caldissimo 9 giugno 1991. La voce è quella de grande Gildo Fattori. La partita si giocò sul finale di stagione nel campionato che ci portò a sfiorare la serie A per un soffio. Lo stadio era tutto esaurito: io vidi la partita dal tetto della villetta di fianco, pagando pure 15 mila lire di biglietto. Ma il gol del 4-3 a tempo scaduto ed il boato del pubblico è da brividi!

Altra partita “mitica” e dalle grandi emozioni fu Padova-Ascoli 3-2 giocata nel giorno di Sant’Antonio, il 13 giugno 1993. Un’esaltante rimonta, da 0-2 a 3-2 nell’ultimo minuto di gioco che ci avrebbe potuti portare in serie A, se solo una delle avversarie impegnate quella domenica (ah già, si giocava ancora solo di domenica) non avesse vinto. Andò male anche in quell’occasione ma le emozioni di quella partita restano indelebili così come il pubblico: 15.000 persone, tutte con una bandiera in mano per un effetto scenico incredibile. Guardate nel video lo sventolio iniziale!

E poi l’ultima partita dello Stadio Appiani Padova prima della pensione. Fu Padova- Palermo 0-0 del 29 maggio 1994. Dopo quella partita lo Stadio Appiani chiuse i battenti ed il Calcio Padova fu trasferito allo Stadio Euganeo. Il resto è storia recente.

Tuttavia il legame, l’affetto, i ricordi e le suggestioni che questo luogo generano restano immutate. .

Ricordi personali dello Stadio Appiani

Se penso all’Appiani la mia mente va a quando fin da ragazzino mi recavo allo stadio con mio papà o mio zio, a volte con un mio amico e il padre, iscritto al mitico Club Dea Cioca della Paltana. Nell’avvicinarmi allo stadio l’emozione saliva a mille: una fiumana di persone che arrivava da tutte le zone della città e della provincia: si parcheggiava lontano e si raggiungeva lo stadio a piedi incontrando appunto tutta questa marea di persone.

Il ricordo di bambino è quello di uno stadio strapieno di gente, stretta come sardine, ricordo il profumo dell’erba del campo, e del tabacco di chi mi fumava accanto e di come a volte mio papà mi doveva alzare sulle sue spalle per farmi vedere meglio la partita. Erano i primi anni ’80 in cui ricordo ancora militavano Cerilli, il portiere Maiani, Boito, Restelli e altri. La cosa che da bambino mi faceva sorridere era che sembrano tutti uguali i giocatori del Padova, quasi tutti con i capelli ricci scuri e con i baffi (vedi Fellet, Rastelli, Fanesi, Giansanti, Perego) bah..sarà stata la moda di quegli anni. Avevo 7 anni o giù di lì e mi ricordo ancora il che è tutto dire…E poi gli annunci pubblicitari, sempre gli stessi “Trenfor, casa della poltrona a Roncaglia di Ponte S. Nicolò”, “Caffè bianco o caffè nero? Il Caffè che vale un Perù” o la simpatica macchietta che vendeva caramelle agli ingressi gridando come uno strillone “Caramelle all’anice, all’arancia, doppiamenta..per tutta la partita. ‘Na carta da mie”…

Poi il ricordo va agli anni in cui, cresciuto, ho iniziato a frequentare la curva nord dietro lo striscione degli Hell’s Angels Ghetto. Anni in cui con la maglia del Padova passarono giocatori come Albertini, Di Livio, Benarrivo, Galderisi, Pippo Maniero e un giovanissimo Alessandro Del Piero. E la curva per me un vero luogo di aggregazione giovanile, di divertimento. Le tribune a due metri dal campo e la passione dei tifosi che incombeva sui giocatori in campo. Una vera arena che incuteva timore reverenziale nei giocatori avversari a tal punto da essere soprannominata la Fossa dei Leoni ( da cui il nome del primo gruppo ultras di Padova, Leoni della Nord).


Alberto Botton

1 commento

  1. carissimo alberto,
    approvo tutto quello che hai raccontato….
    la mia prima all’Appiani primavera 1983 con Padova – Carrarese 2-1 e il leggendario rigore di manzin che ci fece vincere la partita e mi pare la promozione in B (in panchina quel galantuomo di Bruno Giorgi)
    poi ancora diverse all’appiani e una o due all’euganeo, lo stadio più brutto del mondo…

    ma l’appiani, lo stadio di padova, sempre nel cuore…. per sempre
    (pronti la doppia menta, all’anice …. ahahahaah grandeeeeeeee)
    aloha

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