Carte da gioco venete (trevisane): una storia lunga tre secoli

carte da gioco venete

..e con una connessione con il turismo accessibile del Museo Correr di Venezia


Quella legata alle carte da gioco è una vera e propria tradizione in Italia. Le carte regionali possono essere di vari tipi, anche perché ogni regione vanta praticamente il proprio mazzo caratteristico. Quasi tutti contengono 40 carte suddivisi in 4 semi, a differenza delle 52 tipiche dei più famosi mazzi francesi. A distinguere i mazzi regionali sono principalmente le varietà stilistiche apprezzabili nelle raffigurazioni presenti sul fronte delle carte. Come intuibile, alcune regioni non mancano di inserire simboli o riferimenti locali. I semi utilizzati sono i bastoni, le coppe, i denari e le spade, che rappresenterebbero le classi sociali di un tempo. I numeri vanno dal 2 al 7, escludendo l’asso. Le figure sono costituite dal fante, dal cavallo e dal re.

Le carte regionali più conosciute e diffuse sono forse quelle napoletane, le più impiegate per praticare giochi come il sette e mezzo o la scopa. Il sud è molto legato al folklore e lo si può notare anche in Sicilia, dove le carte tentano il più possibile di omaggiare la storia della trinacria. Anche al nord, però, è possibile individuare mazzi particolarmente caratteristici, come quello delle carte venete, ossia le trevisane, distribuire anche in Friuli-Venezia Giulia. Si tratta di mazzi risalenti al XVIII secolo. Queste carte sono custodite al Museo Correr di Venezia che di recente ha migliorato peraltro la propria accessibilità, così da permettere più agevolmente ai visitatori di contemplare le bellezze locali. La prima peculiarità che salta all’occhio sta nel numero di unità che compongono il mazzo: sono infatti 52 le carte, ma esiste un mazzo della fabbrica milanese Federico Gumppenberg che ne conta una quantità diversa.

All’epoca era necessario apporre un bollo d’imposta sulle carte e il più delle volte si scelse di applicarlo volutamente sul re di bastoni, che tra l’altro presenta riferimenti simbolici alla città di Treviso. In passato le figure venivano disegnate interamente, ma a partire dal XIX secolo iniziarono ad essere rappresentate a due teste, sulla falsariga di quanto avviene nelle carte francesi. Considerando le origini abbastanza movimentate, non sorprende che oggi sia possibile trovare sia mazzi trevisani da 52 carte sia mazzi trevisani da 40. I valori numerici delle carte sono indicati in alto a sinistra e in basso a destra. Non tutti i mazzi contengono le due “matte”, che hanno valore di jolly.

Le scritte riportate sugli assi cambiano a seconda degli stampatori. Quelli in voga oggi sono prevalentemente quelli utilizzati nel XIX secolo, come ”per un punto Martin perse la cappa” o “non val sapere a chi ha fortuna contra”. Alcune specifiche carte si sono guadagnate nel tempo nomignoli particolari. Ad esempio, il fante di spade è detto “pampalugo” e inoltre riveste una funzione diversa dagli altri fanti in determinati giochi, decretando ad esempio la sconfitta del giocatore che se lo ritrova ancora in mano al termine di una partita. Le carte trevisane sono tra le più lunghe in assoluto, misurando 49×104 mm.

I mazzi regionali come quelli veneti possono essere impiegati per numerosissimi giochi, ma per ovvie ragioni risultano incompatibili per alcune attrazioni da sala come ad esempio il poker. Oggi le piattaforme di intrattenimento riescono a proporre a distanza giochi come la roulette giocabile online dal vivo e va da sé che siano i passatempi americani tipici di Las Vegas ad andare per la maggiore, ma in qualche caso è possibile imbattersi anche in giochi che adoperano le carte regionali italiane. A distanza di secoli, anche le carte trevisane riescono così a sopravvivere alla diffusione del digitale.

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