Le cucine popolari di Padova. Da 140 anni un prezioso supporto per le persone in difficoltà

cucine popolari Padova

Le cucine popolari di Padova continuano, ancora oggi, ad essere un importante punto di riferimento per le persone che si trovano a vivere un periodo di difficoltà economica e sociale, un’istituzione fondamentale per la nostra città


Le cucine popolari di Padova, o cucine economiche popolari di Padova, sono riconosciute come un’importante e meritoria istituzione della città e rappresenta a pieno la solidarietà che la nostra città riesce ad esprimere. E’ in corso l’iniziativa “Vieni e vedi” con la quale le cucine si vogliono aprire con una serie di visite guidate per farsi conoscere dalla cittadinanza.

Vi segnalo subito che l’11 febbraio presso il Teatro Verdi si terrà una serata di solidarietà e musica dal titolo “C’è un posto per tutti” a sostegno delle cucine popolari di Padova con il concerto della Big Vocal Orchestra. Con i suoi più di 200 elementi la Big Vocal Orchestra è nei fatti la più grande formazione vocale d’Italia. Vero e proprio fenomeno artistico della città di Venezia celebre a livello nazionale.

Fondate nel 1882, da oltre 140 anni rappresentano un punto di riferimento per le persone maggiormente in difficoltà, poveri, senza fissa dimora, migranti, malati senza assistenza e chiunque si trovi, in una fase della propria vita, in difficoltà.

A gestire le cucine economiche popolari di Padova è la Fondazione Nervo Pasini, istituita nella Diocesi nel 2017 attraverso un decreto vescovile riconosciuta dall’ordinamento giuridico italiano come Fondazione di partecipazione. Dal 2019 la Fondazione opera in collaborazione con le Suore Terziarie Francescane Elisabettine la promozione e la gestione delle Cucine Economiche Popolari (CEP), opera ultracentenaria della Chiesa di Padova.

Cercando online numeri e statistiche ho trovato che nel 2022, sono stati serviti ben 60.000 pasti (circa 350 pasti al giorno), erogate 2000 prestazioni sanitarie, migliaia di docce e lavaggi del vestiario perché, come leggerete nel prossimo paragrafo, non c’è solo il servizio mensa. Gli utenti delle cucine economiche popolari sono per lo più uomini, disoccupati e tra questi tanti i senza fissa dimora. Molti sono gli stranieri, provenienti d ben 86 paesi diversi ma il dato significativo e preoccupante è che negli ultimi anni è in crescita il numero degli italiani.

Del resto è evidente e risaputo che da qualche anno a questa parte la classe media nel nostro paese si è assottigliata e, a fronte di alcune persone e famiglie che hanno guadagnato maggior benessere economico risaltano di più quelle scivolate sotto la soglia di povertà…il famigerato effetto forbice, acuito anche dall’alta inflazione come si legge in questo articolo de “Il Sole 24 ore” dedicato alla povertà in Italia.

Ecco quindi che, il servizio delle cucine popolari di Padova, gestite dalla Fondazione Nervo Pasini, rappresenta una solida ancora a cui aggrapparsi in caso di necessità. E, purtroppo, scivolare nella povertà può capitare a tutti.

Le CEP, gestite da Suor Albina Zandonà sono un bellissimo esempio di solidarietà e di innovazione sociale perché attorno all’attività delle cucini, oltre alle suore elisabettiane, gravita una significativa rete di volontari, associazioni, anche laiche, aziende tutte motivate nel dare il proprio contributo.

I servizi delle cucine economiche popolari di Padova

Trovarsi tra gli “invisibili”, senza lavoro, senza casa o comunque con significativi problemi economici ti conduce ai margini della società e in questa situazione non è facile uscirne senza un supporto perché, in, primis vengono a mancare le relazioni con le altre persone con tutte le conseguenze anche psicologiche e sociali del caso.

Le cucine economiche popolari offrono a pranzo e a cena un pasto caldo ma sono soprattutto un punto di riferimento dal punto di vista umano e delle relazioni. Nel corso del tempo, poi, i servizi si sono ampliati per cercare di rispondere al meglio alle esigenze di una società che cambia e si sta pensando a nuovi servizi, anche in vista del previsto trasferimento che avverrà nei prossimi anni…ve ne parlo nell’ultimo paragrafo.

Visitando il sito web ufficiale si trovano elencati i molti servizi disponibili alle cucine popolari: mensa, docce, lavaggio vestiti, guardaroba, dove vengono distribuiti vestiti raccolti grazie alla generosità di persone ed aziende, fermo posta, ricarica cellulare e vi è un fondamentale servizio sanitario grazie all’aiuto di infermieri e medici volontari con differenti specializzazioni: medicina interna, dermatologia, ginecologia, urologia, cardiologia e chirurgia.

Qui condivido il bel reel su Instagram del bel progetto “Ciacoe”

Storia delle cucine popolari di Padova

Qual è la storia delle cucine popolari di Padova? Se sul sito web e i canali social possiamo vedere come le CEP, come desiderava la sua fondatrice, si comunichino come “la cucina di Padova” è perché esiste un legame autentico tra questa istituzione e la città. E’ il motivo per cui ho creato una rubrica dedicata alla Padova popolare e che sottolinea come non si possa parlare di una città considerandone solo le grandi personalità. La cultura popolare è l’anima di una città, la sua autenticità, si trova nella vita delle persone comuni, poveri compresi e nel modo in cui una città, attraverso le persone che la vivono, riesca a reagire ai problemi e alle difficoltà.

La fondazione nel 1882

Come sono nate dunque le cucine economiche popolari di Padova?
La storia delle CEP nasce oltre 140 anni fa in occasione di una situazione di grande difficoltà per molte persone.

Il 17 settembre 1882 ci fu a Padova una disastrosa alluvione, nonostante quarant’anni prima, gli austriaci decisero di realizzare il Canale Scaricatore a sud della città. Fu proprio quell’alluvione che convinse l’allora amministrazione comunale ad ampliare la prima versione del canale per realizzare il canale così come lo vediamo oggi. Prima, entrava, attraverso il Tronco Maestro del Bacchiglione, nel centro storico una portata d’acqua davvero imponente e le alluvioni potevano mettere in ginocchio la città….proprio come quella di quel 17 settembre 1882.

In quell’occasione emerse la figura di Stefania Ezterodt Omboni, il cui motto era “Amare, operare, sperare”, donna decisa, attiva, libera pensatrice, di religione protestante e con una concezione profondamente spirituale ma allo stesso tempo fortemente laica dell’assistenza. Colpita dalla miseria e dalla fame che quell’evento aveva provocato tra la gente più povera cercò di trovare la soluzione migliore per aiutarla. Fu Stefania Omboni, grazie all’appoggio economico e fattivo di alcune sue amiche, a fondare le prime Cucine economiche popolari, distribuendo giornalmente dall’ottobre 1882 al 30 marzo 1883 un pasto a 500 poveri della città.

Le cucine prese in carico dalla Diocesi

Passata l’emergenza Stefania Omboni chiese aiuto al vescovo per dare continuità a questa iniziativa. Il vescovo se ne assunse la presidenza mettendo a disposizione alcuni locali in un edificio di viale Codalunga, a due passi dall’Istituto delle suore Elisabettine in via San Giovanni da Verdara. Stefania Omboni rimase comunque l’anima delle Cucine per altri dodici anni, anche all’interno del consiglio direttivo, fino a quando non si dimise per dedicarsi all’infanzia abbandonata. Nel 1900 la sede principale venne trasferita in via fra Paolo Sarpi, in un edificio più spazioso e adatto alla crescente affluenza degli ospiti e la mensa di viale Codalunga rimase come succursale. Il trasferimento nella sede attuale, in via Tommaseo, risale al 1914 e la presenza stabile delle Elisabettine è cominciata nel 1929. Le religiose, che da anni svolgevano il loro servizio alle Cucine, recandovisi tutti i giorni dalla casa madre di via San Giovanni da Verdara, ne fecero la loro casa, offrendo un pasto caldo ai poveri tutti i mesi dell’anno e non solo, come accadeva fino ad allora, da ottobre a marzo. Durante la seconda guerra mondiale i pasti offerti quotidianamente superarono i tremila. Ma durante un bombardamento l’edificio venne danneggiato e solo dopo un importante intervento di recupero la mensa venne aperta anche la sera.

Dagli anni Settanta ai giorni nostri

Nella seconda metà del Novecento frequentavano le cucine anche gli studenti, in quanto non c’erano le mense, gli operai, e nel 1978 con la chiusura degli ospedali psichiatrici anche tanti ex degenti, così come negli Ottanta i tossicodipendenti e nel Novanta l’arrivo dei primi immigrati. Suor Albina Zandonà confida che “Mi porto dentro l’esperienza di oltre 3 decenni, nei quali ho visto il numero dei commensali passare da 70 del 1985, quando arrivavano tanti clandestini, a 500 del 2017, quando si presentavano pure numerosi italiani senza lavoro“.

La storia delle cucine economiche prosegue fino ai giorni nostri, prossimi ad un nuovo, ennesimo trasferimento che sancirà un altro capitolo.

Volontari, associazione ed aziende, una rete di supporto a sostegno della CEP la cucina di Padova

Come detto le Cucine di Padova sono gestite dalla Fondazione Nervo Pasini dirette da Suor Albina Zandonà appartenente all’ordine delle Suore Francescano Elisabettine che hanno raccolto il testimone della fondatrice Stefania Omboni fin da fine Ottocento. Oggi il loro è anche un lavoro di coordinamento perché attive all’interno delle CEP sono davvero molte realtà associative cittadine, aziende e moltissimi volontari. Inserisco pertanto l’articolo nella rubrica “Volontariato e sociale a Padova

Questa rete di solidarietà si concretizza con importanti collaborazioni e conseguenti servizi a disposizione dei più bisognosi. Ad esempio, la domenica, giorno di chiusura delle CEP, sono attivi di pranzi di solidarietà in collaborazione con le parrocchie aderenti. E’ da tempo attivata la collaborazione con lo sportello degli “Avvocati di Strada“, alla Caritas ci si può rivolgere per richiedere il bonus mensile per la mensa così come presso lo sportello “Pane dei poveri” in via Orto botanico, vicino alla Basilica del Santo. Il Servizio Sanitario delle CEP fa parte della Rete Veneta Ambulatori ETS, il cibo della mensa arriva in cucina grazie alla collaborazione con il Banco Alimentare.

Oltre 100 i fantastici volontari impegnati nel sostenere le attività delle cucine, ma se cliccate sul link leggerete che c’è sempre bisogno di aiuto sicché se siete interessati fatevi avanti.

Le cucine popolari di Padova sono sostenute anche da varie aziende e presso le cucine è possibile fare un’esperienza strutturata di volontariato d’impresa

Le CEP si vogliono aprire alla città attraverso l’iniziativa “Vieni e vedi ed è possibile attivare progetti educativi come Pcto per studenti di III°, IV° e V° superiore per sviluppare competenze trasversali e multidisciplinari nelle aree umanistiche, sociali e di cittadinanza attiva, stage universitari ed altri progetti inclusivi di inserimento lavorativo.

Il futuro delle cucine popolari di Padova? Un trasferimento ed un’ampliamento all’insegna dell’innovazione sociale

Ormai prossimo è il trasferimento delle Cucine economiche popolari di Padova da via Tommaseo al Tempio della Pace, sempre nei pressi della Stazione ferroviaria. L’operazione è stata possibile grazie ad un finanziamento di 900 mila euro legato al PNRR, con l’obiettivo, a detta del Vescovo Claudio Cipolla “di realizzare una struttura che sia aperta non solo ai senza fissa dimora, ma anche agli anziani e agli studenti che sono così numerosi in questa zona di Padova“. Don Facco, presidente della Fondazione Nervo Pasini ha dichiarato che “Le cucine non abbandonano l’area della stazione, ma vogliono diventare una sorta di nuova porta della città l’intervento, che dovrà essere terminato entro il giugno del 2026, prevede la riqualificazione del patronato e della canonica”

Il trasferimento in un luogo più moderno ed accogliente vuol favorire la prosecuzione della straordinaria “avventura” delle cucine di Padova con nuovo slancio per portare assolvere alla propria missione nella società di oggi e in quella che verrà.

Alberto Botton

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.