“Padova e i suoi canali”. Progetto per la cura dei corsi d’acqua e il reinserimento lavorativo

Padova e i suoi canali

La cura dell’ambiente e del territorio come opportunità di lavoro per persone in difficoltà. “Padova e i suoi canali” è un progetto che concretizza allo stesso tempo sostenibilità ambientale e sociale


Per secoli i canali di Padova hanno dato forma e vita alla città di Padova, per decenni sono stati dimenticati, trascurati e in gran parte tombinati ma da qualche tempo e ora più che mai rappresentano un’opportunità per tutta la città ed il progetto Padova e i suoi canali di cui vi parlerò in questo post va in questa direzione.

L’antica Padova, ai tempi della civiltà paleoveneta, nacque sulle sponde dell’ansa del fiume Medoacus, il Brenta, che all’epoca probabilmente scorreva nell’alveo dell’attuale Bacchiglione e da allora il rapporto tra i padovani e le acque è stato continuo, quotidiano. Le acque entravano nella città storica all’altezza dell’attuale Specola, la cingevano fino all’odierne Porte Contarine per poi svoltare con tutta la sua portata d’acqua e scorrere lungo le attuali Riviere dei Ponti Romani e Tito Livio. Pensate che il Ponte San Lorenzo, all’altezza di Piazza Santo Stefano, aveva ben 5 arcate e questo fa capire l’ampiezza del fiume.

Poi in epoca medioevale per esigenze varie fu scavata una rete di canali a difesa della città, lungo le mura comunali e realizzata un’opera enorme come lo scavo del canale Piovego, a partire dal 1209, per collegare le acque di Padova al fiume Brenta per poi poter raggiungere la laguna. Fino agli sessanta del Novecento all’altezza della Specola, torre del castello medievale di Padova, le acque del Bacchiglione si diramavano in due tronchi, il Tronco Maestro ed il Naviglio Interno che poi percorrendo le riviere, il Largo Europa usciva dalla città attraverso le porte Contarine ricongiungendosi poi al Tronco Maestro e al canale Piovego.

Le fotografie disponibili in rete restituiscono un’immagine di Padova che oggi ci appare trasformata rispetto anche a solo pochi decenni fa quando barche e pesanti burci la attraversano per trasportare merci in transito da e per la città. L’arrivo ed il successo della ferrovia ha via via reso sempre più obsoleto il ruolo dei barcari e dei canali come vie d’acqua. Per secoli i canali della pianura padana sono state le “autostrade” lungo le quali viaggiavano e venivano trasportate le merci.

Quando fu deciso, a partire da fine Ottocento e fino agli anni Sessanta del Novecento di tombinare e mettere una pietra sopra all’identità secolare, anzi millenaria, di Padova città d’acque i canali erano per lo più cloache a cielo aperto, luoghi malsani in cui scaricare fogne e rifiuti.
Nel frattempo erano state realizzato il canale Scaricatore a sud della città ed il canale San Gregorio ad est opere che hanno finalmente messo in sicurezza il centro storico sempre più soggette a piene disastrose…Allo stesso tempo però la portata d’acqua che entrava ed entra in città si è sensibilmente ridotta.

Per fortuna, da qualche decennio associazioni meritorie e i loro volontari hanno manifestato e concretizzato quella che è stata una crescente sensibilità ambientale e culturale. Mi riferisco alla storica associazione Amissi del Piovego, nata nel 1980, che ha saputo e voluto coniugare l’aspetto ambientale con quello culturale della voga alla veneta, e al Comitato Mura di Padova attivo già dal 1977, interessato alle cerchie murarie della città ma anche ai canali che assieme costituiscono un sistema unico.

Rispetto a qualche anno fa la sensibilità ambientale si è diffusa e, per quanto non si possa dormire sonni tranquilli, mi sembra di cogliere segnali incoraggianti per quel che riguarda il sistema delle mura e dei canali di Padova. Le mura sono in via di restauro e con esso si parla di Parco delle Mura e delle Acque. Ma senza attendere ulteriori lavori è già piacevole percorrere, passeggiare, fare una corsa come molti già fanno lungo alcuni tratti dei canali cittadini. Camminando lungo il Tronco Maestro dal Bassanello verso la Specola nel verde che costeggia via Goito con il tratto di mura sull’altra sponda del fiume è davvero un bel vedere. Anche solo rispetto a pochi anni fa si notano più imbarcazioni che solcano quelle acque, quelle degli Amissi del Piovego ma anche delle remiere delle Rari Nantes e Canottieri, canoe e anche i Sup, quella sorta di tavole da surf sulle quali si rema in piedi. Vengono organizzate brevi escursioni anche da tour operator e insomma si intuisce come le acque di Padova possano diventare sempre più un luogo in grado di migliorare la qualità della vita dei padovani, dove trascorrere del tempo all’aria aperta o semplicemente dove rilassare e concedere tregua agli occhi ormai succubi di schermi elettronici di ogni tipo.

Progetto “Padova e i suoi canali”. La cura dell’ambiente come opportunità di reinserimento lavorativo

Dopo questa sostanziosa introduzione arrivo finalmente all’oggetto di questo post vale a dire il progetto Padova e i suoi canali. In cosa consiste? Innanzitutto si tratta di un “sequel”, il seguito del progetto “Valorizziamo i canali cittadini”, avviato nel giugno 2018 e terminato nel 2020 che ne raccoglie l’eredità portando avanti e migliorando quanto fatto in precedenza.

Si tratta di un progetto di pubblica utilità, un’iniziativa per la cura e la tutela delle acque cittadine, approvato dal Comune di Padova e realizzato in partenariato con varie realtà cittadine: Amissi del Piovego, Cooperativa Sociale PiovegoDipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Padova (Gruppo di ricerca Lasa/Laboratorio di analisi dei sistemi ambientali).
Il Progetto è cofinanziato dal Comune di Padova e anche dal fondo di solidarietà della Fondazione Cariparo.

Durerà 12 mesi, per il Biennio 2021/2022, (ma speriamo possa essere rinnovato e non cambiate nome altrimenti mi tocca riscrivere l’articolo, eheh!) e prevede l’impiego di lavoratori disoccupati e migranti di recente arrivo a Padova ma non solo.
Queste le attività previste:

  • pulizia regolare dei canali dal verde indesiderato e dai rifiuti (dalle sponde, galleggianti e dal fondale);
  • gestione delle aree verdi e monumentali ripariali;
  • formazione e qualificazione del personale;
  • partecipazione civica, attraverso iniziative dedicate al pubblico, come visite dimostrative in barca, con un’attenzione particolare per le persone con disabilità

Se passeggiando per la città buttate l’occhio sui canali potreste incontrarli al lavoro, a bordo di quelle barche a fondo

La manutenzione ordinaria dei canali. Un lavoro affatto banale

Quando si parla di tagliare l’erba lungo i canali, raccogliere l’immondizia oppure togliere ramaglie o alghe dal fondale dei canali o della potatura degli alberi pare si parli solo di semplice lavoro manuale. Ma non è così, non per quanto riguarda il progetto Padova e i suoi canali.

I lavoratori, selezionati tra disoccupati e migranti di recente arrivo in città vengono formati sul tema dei canali e della gestione ambientale. Si occupano regolarmente del monitoraggio ambientale delle acque cittadine prima di passare alle attività di cura dei canali e delle loro sponde.
ed è questa la parolina magica: “cura”. I lavori vengono fatti con “cura” e attenzione che richiedono maggior tempo e precisione, cura ad esempio di rimuovere la plastica prima di usare il decespugliatore per evitare che frammenti di plastica finiscano in acqua per diventare parte della catena alimentare fluviale. Cura ed attenzione nella rimozione selettiva di piante infestanti risparmiando specie vegetali autoctone di pregio.

Sul lavoro ed i benefici del progetto “Padova e i suoi canali” segnalo l’articolo pubblicato su Ecopolis, la newsletter di Legambiente Padova,

Alberto Botton

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