“Una nobile causa”: la commedia nostrana che denuncia il gioco d’azzardo

Chiunque si sia trovato, negli ultimi tempi, a camminare per le strade di una città italiana, grande o piccola, avrà notato un fenomeno che sta aumentando sempre di più, al punto da lasciare quanto meno perplessi, se non addirittura leggermente inquietati: l’aumento esponenziale delle sale slot, dedicate al gioco d’azzardo. I numeri confermano la tendenza: i soggetti sottoposti a trattamento per gioco patologico sono aumentati dai 5.138 del 2012 ai 6.904 del 2013. Una vera e proprio dipendenza, che è stata ufficialmente riconosciuta come tale, al pari della dipendenza da alcool o droghe. Ma quali sono le cause di questa diffusione? Il regista padovano Emilio Briguglio cerca di individuarle in una commedia intitolata “Una nobile causa”.

Briguglio è specializzato in chirurgia generale, è stato un chitarrista ed ora è attore di teatro e cinema e regista cinematografico: la sua prima opera, “L’appello” (2009), un film drammatico che trattava il tema del disagio giovanile e del bullismo, è stato pluripremiato all’estero. Per questo secondo lungometraggio il regista ha scelto un altro tema sociale scottante, ma stavolta ha optato per il genere della “commedia amara”, con lo scopo di far sapere a tutti, attraverso storie trattate in modo leggero, che il problema esiste e merita di essere esplorato.  Il cast è composto da Giancarlo Giannini, nel ruolo dello psicologo protagonista, Fabio, che dovrà cercare di guarire dal vizio del gioco la sua paziente, Francesca Reggiani: ci proverà raccontandole la storia di un marchese ludopatico, Alvise, interpretato da Giorgio Careccia (attore di teatro ed al cinema con film come “Romanzo Criminale” e “Vallanzasca”) , che finirà a fare il pescivendolo per ripagare i suoi debiti. Altri ruoli importanti nella vicenda narrata sono affidati a Katia RicciarelliRoberto Citran, Rossella Infanti, Giulia Greco e Nadia Rinaldi. Il film è prodotto dalla Running Tv International, casa produttrice specializzata nella realizzazione di spot, documentari e videoclip e che negli ultimi anni ha co-prodotto diversi lungometraggi. Completa la produzione l’Associazione Cinema Giovane, realtà attiva a livello nazionale in produzioni audiovisive.

“Una nobile causa” è ancora in fase di produzione, anche se la sceneggiatura è ormai quasi completa: il teaser è stato presentato il 5 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia, nello spazio della Regione del Veneto. Infatti il film è stato realizzato nella provincia di Verona, per l’esattezza nel Comune di Badia Calavena, e nelle splendide location di Villa Pellegrini Cipolla a Castion Veronese e dell’Hollywood Club di Bardolino, trasformato in Casinò per l’occasione. Non è un caso che le location si trovino tutte in Veneto: ad agosto, con il progetto “A che gioco giochiamo? Lettera al presidente Ruffato”, è stato chiesto al Consiglio regionale veneto la prosecuzione dell’iter d’esame della proposta di legge sul gioco d’azzardo patologico e di consentirne l’approvazione entro fine settembre. Il gioco d’azzardo è una vera e propria piaga sociale, e non è difficile capire come mai si stia espandendo proprio in questo attuale momento di crisi: da una parte, lo Stato ha approvato leggi che facilitano l’apertura delle sale slot perché attirato dai facili ricavi che queste sale offrono; dall’altra, molti italiani senza lavoro o in difficoltà sono allettati dal sogno della “vincita facile” che dovrebbe servire a risolvere per magia tutti i loro problemi economici. La conseguenza della dipendenza vera e propria è una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire sempre più tempo quotidiano. La personalità del giocatore può assumere vari aspetti ed essere associata ad altre compulsioni, come ad esempio il collezionismo. Altra frequente particolarità del giocatore è l’autogratificazione, con perdita del controllo.

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Lo scopo del film è quello di sensibilizzare il pubblico sul problema e di percorrere con lui il labirintico filo che ogni giocatore attraversa tra la menzogna e la verità, evidenziando anche i problemi che ne risultano a livello sociale. “Una nobile causa” non vuole dare soluzioni, ma far presente che questa è una problematica reale, che sta diventando sempre più preoccupante: la storia trasmette la gravità del fenomeno in modo incisivo ma non traumatico, mostrando come il primo passo per avviarsi sulla strada della guarigione sia prendere coscienza del proprio problema.

Giulia Volpato