“Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo”. Il libro di Elena Granata

Placemaker libro Elena Granata

“Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo” di Elena Granata (Einaudi 2021), è un libro dedicato ad una nuova figura emersa nell’ambito dei professionisti ed attivisti impegnati nello scenario dello sviluppo urbano delle città


Questo che vi apprestate a leggere, spero fino in fondo, è un altro post che inserisco nelle varie categorie e rubriche del blog dedicate ai temi del territorio, della città e della lettura, visto che si tratta di un libro: qui vi parlo di Placemaker libro di Elena Granata pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Einaudi. Protagonisti del libro sono dunque i placemakers, nuove figure di persone e professionisti in grado di innescare un cambiamento o di trasformare un luogo facendo leva su connessioni tra discipline ed interessi, trovando soluzioni pragmatiche rispetto ai problemi delle nostre città e quartieri. Ed il paesaggio urbano, di cui facciamo parte anche noi, ringrazia.

Quali rubriche? Quali categorie? Mi riferisco al tag “Padova una città in trasformazione“, Padova Smart City, la raccolta di art su Patrimonio, ambiente e paesaggio, inserite nella sezione “Territorio”, ed ovviamente nel tag dedicato ai libri “Padova città che legge“.

Come scritto in altri post il tema della città mi ha sempre affascinato credo proprio per la sua natura mutante, per la complessità che la caratterizza, per la moltitudine di variabili, di dinamiche, di persone e di realtà varie che ne determinano le traiettorie. Le città cambiano da sempre in continuazione, rispondono agli stimoli della società, si trasformano in base alle esigenze e alla tendenze economiche, plasmano i cittadini e ne vengono plasmate esse stesse. Possono vivere periodi di prosperità e poi cadere come in un buco nero in periodi di crisi da cui sembra impossibile uscire. La verità, probabilmente, è che le città hanno bisogno di cura e manutenzione continua, di periodici aggiustamenti e di altrettanto periodici cambiamenti più significativi, il tutto per far scorrere in modo armonico quel flusso di energia che sono le città.

E chi ha il compito di prendersi cura delle città? Il libro di Elena Granata, per quel che capisco io, è uno stimolo rivolto a tutti i cittadini “a chiamarsi dentro”. Certamente le pubbliche amministrazioni, gli architetti, i professionisti, gli esperti, i tecnici che operano nelle città nei loro millemila ambiti professionali sono chiamati a portare avanti il loro lavoro, tuttavia, così come dice la stessa Convenzione di Faro sul patrimonio di Faro, è auspicabile la partecipazione ed un intervento anche da parte della società civile, dei singoli professionisti la cui vita ed attività li porta a stretto contatto con quelle che sono le dinamiche urbane. Chi sono dunque i placemakers? Sono professionisti in vari ambiti, architettura, urbanistica, design ma anche attivisti, operatori culturali, persone in grado con la propria attività, con una propria visione di prendersi cura e di trasformare i luoghi in cui operano.

Ne abbiamo anche a Padova di placemaker e di casi di successo di placemaking…pensate al team di professionisti della cultura e dell’organizzazione eventi, in grado in questi anni di risanare e far tornare a splendere i Giardini dell’Arena, giardino storico di Padova, fino a pochi anni fa, vittima di degrado e desolazione.

Elena Granata è professore di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e vicepresidente della Scuola di Economia Civile. Interessandomi di città e percependo un centro fermento attorno ai temi che la riguardo non potevo non imbattermi nel suo lavoro leggendo i suoi contributi in articoli diffusi tramite i social media, prima ancora di decidere di acquistare Placemaker il libro oggetto di questo post. Anche nella “ridente” Padova sono arrivati e circolano idee che vanno per la maggiore di questi tempi, come il modello della città dei 15 minuti così come il tema delle città arcipelago. Sono argomenti che ho citato anche nei post dedicati al podcast Città di Will Media e ad Urbania libro di Stefano Boeri. La stessa Elena Granata ha parlato del libro Placemaker e della sua visione in un’intervista nel podcast Città che vi ripropongo qui sotto.

Placemaker libro di Elena Granata. Un invito a prendersi cura dei luoghi e alla partecipazione

In “Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo” l’autrice Elena Granata, docente di urbanistica al Politecnico di Milano, ci spiega questa figura emergente dei placemaker. Nel nostro paese tutto quanto riguarda l’architettura, l’urbanistica, la pianificazione territoriale sono sempre stati, nel passato, sempre ed esclusivamente materia da tecnici, questo in opposizione ad altre figure che si sono imposte a livello internazionale a partire da Jane Jacobs, attivista statunitense ha cambiato il modo di guardare alle città, introducendo e valorizzando le esigenze delle persone, in opposizione ai grandi progetti di speculazione edilizia. Il placemaking è un modo di guardare alla cura e agli interventi sugli spazi pubblici, siano essi strade, piazze o spazi comuni, in cui anche la comunità locale ha il proprio diritto/dovere di partecipare, di esprimere, di rivendicare e di vedere riconosciute le proprie esigenze.

Come combattere e mitigare il gran caldo nelle città d’estate? Come contenere gli effetti del riscaldamento globale (bombe d’acqua, siccità etc etc)? Come illuminare una strada o una piazza senza incidere troppo sui costi energetici? Come realizzare spazi pubblici di qualità per far riunire ed incontrare le persone, favorendo le relazioni? Come combattere il traffico per ridurre le emissioni di co2? Queste e molte altre le sfide a cui i placemaker d’Italia e del mondo possono dare un prezioso contributo.

Ok, non saremo tutti geni ed esperti in grado di realizzare i progetti menzionati nel libro ma trovo che questo libro sia un invito a pensare, a trovare soluzione, a cercare connessioni con chi può risolvere concretamente i problemi e superare la tendenza generalizzata alla lamentela rispetto a quel che non funziona.

Nel libro si parla dunque di placemaker, artisti che si improvvisano scienziati per risolvere problemi di mobilità di una città, designer che inventano piazza d’acqua per la raccolta dell’acqua piovana, per contrastare gli effetti delle bombe d’acqua, sempre più diffuse con il cambiamento climatico, di vecchi tracciati abbandonati di metropolitana trasformati in luoghi di transito ciclopedonale e di relax e moltissimi altri progetti in tutto il mondo.

Il Placemaker è un innovatore in grado di connettere le conoscenze, di trovare nuove forme di equilibrio e di armonia laddove, abitualmente e pigramente, si tende a vedere contrasti irriducibili ed irrisolvibili.

Tra questi troviamo il designer olandese Dan Roosegaarde. Tra arte, poesia, scienza e digitale , tra le sue opere c’è l’autostrada intelligente che usa pittura fosforescente che assorbe la luce di giorno e la rilascia di notte e ancora gli aspiratori per spazi pubblici che catturano particelle inquinanti usando l’energia eolica per non parlare di un sistema a led ad alta intensità che illuminano i campi di notte e facilitano la crescita delle piante e con l’utilizzo di raggi ultravioletti ne attivano il sistema di difesa, riducendo l’uso dei pesticidi. Se non è genio questo…Tra i placemaker italiani e designer dei luoghi citati nel libro c’è anche il sindaco del borgo di Viganella, Franco Midali, comune della valle Antrona in Piemonte, che in collaborazione con l’architetto Giacomo Bonzani ha installato sulla montagna alle spalle del suo paese uno specchio di quaranta metri quadrati che illumina la piazza del paese nei mesi invernali.

Il placemaker non costruisce, ma connette, re-inventa, rigenera. Non deve aggiungere, semmai deve togliere. Il suo compito è quello di ridare senso a quei luoghi che lo hanno perso. Reintegra la natura in contesti urbani, riforesta e ripristina ecosistemi, progetta soluzioni ispirate alla natura per contrastare i cambiamenti climatici, ricuce periferie sconnesse, reinventa borghi abbandonati. Si cimenta con gli scarti delle città, con i muri ciechi e i capannoni inutilizzati, con gli spazi aperti e vuoti. Non agisce solo sugli spazi fisici ma anche sui comportamenti umani e sulla natura, sui sentimenti e gli stili di vita” dice Elena Granata.

Alberto Botton

Il designer olandese Daan Roosegaarde
Uno dei progetti menzionati in “Placemaker”: una piazza che funge allo stesso tempo da bacino per la raccolta dell’acqua piovana eccessiva e da attrattivo spazio pubblico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.