Vino Friularo, l’antico vino padovano da riscoprire

vino friularo

Di recente affacciato sulle scena dei grandi vini italiani, il vino Friularo di Bagnoli, oggi, non è ancora molto conosciuto in città. Eppure, si tratta del vero vino di Padova, dalla storia antica ed interessante, come quella del suo territorio di riferimento. E non mancano i riconoscimenti a livello internazionale tra cui la Medaglia d’Oro all’International Wine Challenge di Vienna (2018)


Oggi vi parlo di vino e di territorio, in particolare del vino friularo di Bagnoli e del suo territorio di riferimento. Non molto conosciuto dai padovani stessi, ritengo valga la pena sostenere l’impegno divulgativo e promozionale delle aziende vitivinicole e anche degli operatori che si occupano di valorizzazione del territorio.

Il friularo è un vino dalla forte valenza identitaria per la provincia di Padova poiché autoctono è il vino ed autoctono è pure il vitigno, il Rabioso Piave, chiamato però da queste parti “friularo”. Per questo motivo il post che state leggendo è inserito nella rubrica dedicata ai prodotti tipici di Padova e dintorni.

Ormai da qualche anno a questa parte si nota la crescita di interesse per il turismo all’aria aperta, per il turismo rurale sostenuto anche da fondi comunitari e dalle azioni del GAL patavino, sulla cui scia si inserisce il turismo dei cammini, per non parlare del turismo enogastronomico.

Peraltro l’area produttiva del Friularo è legata anche ad altri prodotti tipici di grande qualità come l’asparago di Pernumia, l’asparago di Tribano e la patata americana di Anguillara e Stroppare.

E, nello stesso territorio, o nelle immediate vicinanze, non mancano neppure attrazioni di interesse artistico e culturale.
Interessante anche il progetto Frigus per la valorizzazione del territorio attraverso proposte di turismo “slow”.

Si ok…Ma com’è sto vino? E’ buono? Certo che si ma siccome come spesso accade “Nessuno è profeta in patria”, viene molto esportato all’estero, specie in Svizzera e in Nord Europa, mentre è poco conosciuto dai padovani stessi. Qui sul nostro territorio era noto come “frigoearo” o meglio “frigołaro” ed era per lo più considerato un vino “duro”, per lo più da taglio.
Pure mio nonno materno, nonno Pietro, mancato pochi giorni prima della mia nascita, ho saputo che ne allevava le vigne e si autoproduceva il Friularo nella zona di Cornegliana, Due Carrare.

Grazie al lavoro dei produttori della zona l’affinamento e la qualità del vino friularo è cresciuta molto fino ad ottenere anche diversi riconoscimenti internazionali.

Consorzio vini Bagnoli

Il vino friularo

L’etimologia del vino Friularo, detto in dialetto “frigołaro”, pare derivi dal latino “frigus”, freddo, che richiama una delle sue principali caratteristiche vale a dire la sua vendemmia tardiva !

Il vino Friularo DOCG è prodotto con uve dal vitigno Raboso Piave al 90% e al 10% da uve a bacca nera idonee alla coltivazione nella Provincia di Padova. Per le versioni secche è previsto un affinamento di 12 mesi mentre per ottenere le “riserve” sono necessari almeno 24 mesi di cui 12 in botti di legno.

Il friularo viene prodotto nelle sequenti versioni: Bagnoli Friularo, Bagnoli classico Friularo, Bagnoli Friularo riserva, Bagnoli classico Friularo riserva, Bagnoli Friularo vendemmia tardiva, Bagnoli classico Friularo vendemmia tardiva.

Dal colore rosso rubino, molto intenso, con riflessi porpora, il friularo risulta al naso intenso, fruttato, con note caratteristiche di marasca e di viola mammola. In bocca il gusto è pieno, austero, con spiccati sentori di visciola e prugna sciroppata, si evidenziano tannini maturi mantenendo un finale tipicamente fresco.

Bevuto giovane sarebbe troppo tannico e acido, un vino “acerbo” ed è per questo che per produrre un buon Friularo Docg c’è bisogno di tempo e pazienza.
Un bell’articolo pubblicato su Linkiesta Gastronomika spiega il lavoro svolto nel corso del tempo per valorizzare un prodotto che un tempo non aveva molto appeal.

La vendemmia tardiva del Friularo, l’ultima d’Italia

Il friularo può vantare un vero primato nel mondo dei vini d’Italia, vale a dire la vendemmia tardiva più tardiva d’Italia, che, tradizionalmente, avviene dopo la festa di San Martino e quella che veniva chiamata “estate di San Martino”.
Le uve, infatti, vengono vendemmiate ben oltre metà novembre quando inizia a fare freddino.

Nella fase di crescita, l’uva viene fatta crescere tenendo una resa piuttosto bassa, per spingere la vite a dare il massimo per pochi grappoli. Vengono accuratamente defogliate le viti per dare all’uva la giusta esposizione al sole.

La vendemmia, rigorosamente a mano per lasciare intatti i grappoli, tradizionalmente veniva fatta in prossimità dell’estate di San Martino, l’11 di novembre. Oggi qualche produttore la anticipa a metà ottobre, altri continuano a chiuderla verso la fine del mese di novembre. Dopo la vendemmia tardiva e la conseguente sovra maturazione, l’uva è lasciata appassire in grandi frutti, lontano da muffe e umidità. Questo processo serve ad aumentare il residuo zuccherino, per ottenere maggior alcolicità e gusti più caldi.

Riferimenti culturali

AI tempi dell’antica Roma, il Veneto, e quindi anche il territorio del friularo, rientrava nella X Regio Venetia et Histria. Gli antichi veneti furono da sempre alleati dei romani nella lotta contro i galli e l’assimilazione del popolo veneto al mondo romano avvenne naturalmente. Tra le opere più importanti dell’espansione romana fu la realizzazione di strade e questo territorio veniva attraversato dalla Via Annia, strada che collegava Adria ad Aquileia passando per Patavium ed Altinum.

Già Plinio il vecchio tesseva le lodi del vino friularo mentre durante il governo della Serenissima Repubblica di Venezia questo vino ebbe grande successo su tutti i paesi del Mediterraneo poiché i veneziani notarono le sue caratteristiche da “vin da viajo“, vino da viaggio, perché resistente alle alte temperature e agli spostamenti via mare.

Lo scrittore e commediografo padovano cinquecentesco, Ruzante (Dario Fò gli rese omaggio come uno dei suoi maestri nel discorso di celebrazione del Premio Nobel, al pari di Molière) lo definì, “vino sgarboso“, probabilmente una varietà di raboso, resa con la tipica parlata del contado padovano dell’epoca, il “Pavano”. E Ruzante era nativo di Pernumia, altro piccolo comune interno all’area produttiva del Friularo, e noto anche per un altro prodotto: l’asparago.

Da wikipedia aggiungo “il documento più antico che fa diretto riferimento al Friularo di Bagnoli, assieme ai nomi degli altri vitigni autoctoni di Bagnoli, è un manoscritto del 1774 che riporta l’elenco dei vitigni in coltivazione nella zona con il relativo prezzo di mercato. Il Friularo compare come il vitigno più costoso e richiesto. Nel 1787 il poeta veneziano Ludovico Pastò scrisse un ditirambo sul vino intitolato “El Vin Friularo de Bagnoli” dove l’autore, entusiasta bevitore di Friularo ne declama la sua bontà e le sue virtù (leggilo a fondo pagina). Nel 1924 A. Marescalchi scrisse: “II Friularo è il vino rosso di piano più rinomato del Padovano

Libro sul friularo

Consorzio di tutela vino Friularo di Bagnoli DOCG

A tutela del disciplinare di produzione del vino Friularo ed impegnato nella promozione dello stesso è il Consorzio di tutela vino friularo di Bagnoli Docg (vai alla pagina facebook del Consorzio)
Tra le iniziative di promozione rientrano attività come il Friularo Festival che si tiene da qualche anno a novembre, a vendemmia conclusa.
In basso un mio reel in occasione della presentazione del libro “Memoria d’acqua terra e vino. La storia del vin Friularo” di Nicolò Calore, edizione Cleup.

Il terroir del vino Friularo

Qual è il territorio di riferimento del Bagnoli Friularo docg, o il terroir come dicono quelli bravi? La zona di produzione del Bagnoli Friularo o vino Friularo di Bagnoli, prende il nome dal piccolo comune di Bagnoli, vocato alla viticoltura sin dai tempi dell’antica Roma ma ne include diverse altri.

L’area produttiva del friularo va comunque oltre il territorio di Bagnoli di Sopra e comprende anche l’intero territorio dei comuni di Agna, Arre, Battaglia Terme, Bovolenta, Candiana, Due Carrare, Cartura, Conselve, Monselice, Pernumia, S. Pietro Viminario, Terrassa e Tribano, tutti paesi della provincia di Padova.

Questi comuni del padovano rientrano in una parte di provincia compresa tra il territorio della Saccisica, quella parte di provincia di Padova compresa tra i Colli Euganei e la laguna veneta, e la Bassa Padovana.

Parliamo di un’area fertile, un tempo paludosa, bonificata nel medioevo dai benedettini, prima, quelli dell'”Ora et labora“, e dai veneziani, poi, interessati all’attività agricola. La vicinanza con i Colli Euganei, se d’estate garantisce una ventilazione serale e mattutina che mitiga il caldo, e nelle mezze stagioni consente di salvaguardare le uve dalla brina, nella fase di maturazione stimolano una notevole escursione termica in grado di provocare incrementi delle sostanze fenoliche e colore nella bacca.

Caratteristica della zona è il terreno in parte di origine vulcanica, quella dei Colli Euganei, in parte formatosi dai sedimenti lasciati dai fiumi nel corso dei secoli. Si tratta di fattori che contribuiscono ad accentuare la mineralità, l’acidità e la sapidità del vino.

Come detto all’inizio il territorio di Bagnoli è vocato alla viticoltura sin dai tempi antichi e qui si producono molte altre tipologie di vino. Tra i vini DOC di Bagnoli vi sono: Bagnoli Bianco, Bagnoli classico, Bagnoli spumante, Bagnoli rosato, Bagnoli classico rosato, Bagnoli spumante rosato, Bagnoli Rosso, Bagnoli classico Rosso, Bagnoli Rosso riserva, Bagnoli classico Rosso riserva, Bagnoli Cabernet, Bagnoli classico Cabernet, Bagnoli Cabernet riserva, Bagnoli classico Cabernet riserva, Bagnoli Merlot, Bagnoli classico Merlot, Bagnoli Merlot riserva, Bagnoli classico Merlot riserva, Bagnoli passito e Bagnoli classico passito.

Friularo Ambasciatore

Stradon del vin Friularo. Un territorio da scoprire

Il vino friularo si presta a rappresentare un forte elemento identitario di questa parte della provincia padovana e di connotare così un territorio rendendolo più riconoscibile. Un vero “ambasciatore” del territorio dunque, e lo stesso avranno pensato quelli di Conselve Cantine nel chiamare “ambasciatore” il loro friularo più conosciuto ed apprezzato.

Un tempo, la strada oggi nota come “Conselvana” (sp 92), che collega Padova al comune di San Martino di Venezze in provincia di Rovigo, passando per Conselve ed attraversando il territorio di cui vi sto parlando in questo post, veniva chiamata “Stradon del vin friularo”.

Si trova online un sito web dell’Associazione dello Stradon del vin friularo, sito mooooolto basico, e da rivedere, il fatto inoltre che non ci siano profili social di questa associazione mi fa dubitare che sia ancora attiva. Tuttavia in questo sito (click al link precedente) c’è del materiale interessante che evidenzia la potenzialità di questo territorio anche dal punto di vista della promozione di un turismo enogastronomico e culturale e l’elenco di un certo numero di aziende, ristoranti e strutture ricettive associate come una Strada del vino vera e propria.

La zona di produzione del vino friularo, nella campagna padovana compresa tra Colli Euganei e laguna veneta è in parte lambita da antiche vie di pellegrinaggio verso Roma (pensiamo al turismo dei cammini lungo la Romea Strata e la Romea Germanica), sfiorata da ciclabili di grande interesse (l’anello ciclabile dei Colli Euganei ma anche la ciclovia del sale dello zucchero verso Chioggia) e nelle vicinanze non mancano testimonianze storiche ed artistiche del dominio veneziano con le eleganti ville signorili pensate in primis per lo sviluppo agricolo.

In questo territorio si possono ammirare opere di Tintoretto a Conselve, Tiepolo a Cartura, dello scultore Bonazza a Bagnoli e a Candiana e ancora dimore patrizie, come Villa Widmann progettata da Baldassarre Longhena e Villa Garzoni ideata da Jacopo Sansovino. Le chiese e i monasteri, i castelli e gli antichi “casoni” raccontano la storia di questo territorio così come le Corti Benedettine, oltre che per la loro particolarità e bellezza dal punto di vista architettonico, ci raccontano di come, sin dai tempi antichi l’uomo abbia lottato contro la natura per modellarla. Il territorio della zona, infatti, ostile e paludoso, fu reso coltivabile in primis grazie all’opera di bonifica portata avanti dai monaci benedettini, prima, e dai veneziani poi.
Corti benedettine del padovano” è la denominazione di un’altra Doc di una zona limitrofa a quella del friularo.

Nelle vicinanze ci sono moltissimi luoghi da vedere ed attrazioni culturali da visitare. Tra questi il Castello del Catajo, il Museo della navigazione fluviale di Battaglia terme, il Castello di San Pelagio e museo dell’aria, il piccolo borgo di Pontemanco, oltre, evidentemente il territorio dei Colli Euganei.

Dominio di Bagnoli. Da antico borgo rurale ad importante azienda vitivinicola

Villa Widmann Borletti, dimora storica inserita nella tenuta

(Da completare)

Xe’l Vin quel dolce Netare,
che consola, che dileta,
quale zogia predileta,
che brilante fa ogni cuor.
Lu xe’l fonte d’ogni giubilo,
Dela pase, e l’armonia;
Ogni mal lu para via,
lu bandisse ogni timor.
Ma fra i vin el più stimabile,
El più bon , el più perfeto
Xe sto caro Vin amabile,
sto Friularo benedeto.

(Lodovico Pastò, 1788 “El vin Friularo de Bagnoli, Ditirambo”)

Alberto Botton



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