Giuseppe Jappelli a Padova. Non solo il Parco Treves ed il Caffè Pedrocchi tra le sue opere

Jappelli Padova

Giuseppe Jappelli, ingegnere, architetto e paesaggista, veneziano di nascita, legò gran parte della vita professionale ad un’intensa attività principalmente sul territorio di Padova e provincia.


Per la rubrica dedicata ai personaggi illustri di Padova, in questo post vi parlerò di Giuseppe Jappelli (Venezia, 14 maggio 1783 – Venezia, 8 maggio 1852)  architetto e progettista di parchi e giardini romantici, noto, in particolare per il progetto dello storico Caffè Pedrocchi. E’ considerato uno dei massimi esponenti dell’architettura neoclassica in Veneto.
Grazie ad alcuni viaggi in Inghilterra e Francia negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento ebbe modo di acquisire spunti e idee dall’architettura neogotica e di apprendere l’utilizzo di piante esotiche, in particolare cinesi e giapponesi, che poi userà molto nei suoi giardini.

Giuseppe Jappelli fu l’ultimo di nove figlio di Domenico Jappelli, bolognese, chiamato a Venezia per svolgere il ruolo di Segretario del Priorato dell’Ordine di Malta e di Elisabetta Biondi. Fu testimone della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia per opera dell’esercito napoleonico francese e dopo il breve Regno d’Italia, visse il resto della sua vita sotto il governo dell’Impero Austriaco e morì prima dell’unità d’Italia.

Si formò all’Accademia clementina (oggi Accademia delle Belle Arti di Bologna) dove ebbe modo di studiare architettura e figura e di farsi valere nel campo della scenografia. In precedenza, una direzione verso una formazione artistica pare gli fu data dal cugino Luigi Jappelli, decoratore e pittore attivo in Veneto e poi in Spagna.
A Bologna frequentò circoli giacobini a tal punto che tra il 1809 ed il 1813 entrò nell’esercito napoleonico ottenendo i gradi di capitano.

Jappelli è inoltre noto per la sua adesione nella Massoneria a partire dal 1806. Frequentò a Padova la Loggia La Pace, ancora oggi esistente, all’Obbedienza del Grand’Oriente d’Italia. Fu un convinto sostenitore degli ideali illuministi e nel suo lavoro non credeva nella progettazione di interventi isolati, ma piuttosto nella necessità di integrarli in una dimensione d’insieme dello spazio urbano, delle attività, delle abitazioni e dei servizi. Elementi e simbologia massonica si ritrovano in molte sue realizzazioni a tal punto che Jappelli può essere considerato un vero protagonista di un ipotetico tour della Padova massonica, per altro proposto da alcune guide turistiche.

La caduta del Regno d’Italia (1805-1814) e la costituzione del Regno Lombardo-Veneto (1815-1866) sotto il governo dell’Impero Austriaco, tuttavia, condizionò molto la sua vita e la sua attività. Il carattere utopistico e colossale dei suoi progetti e, allo stesso tempo, il conservatorismo del mondo politico austriaco, fecero sì che molte delle sue idee da urbanista tranne quella del macello comunale di Padova, rimanessero sulla carta e non furono mai realizzate.
La casa editrice Cleup ha pubblicato un libro dedicato alle opere progettate da Jappelli che avrebbero letteralmente trasformato Padova e, a posteriori, devo dire meglio così. Il libro è “Metamorfosi negate. Progetti non realizzati di Giuseppe Jappelli per Padova“.

Ecco quindi che ebbe maggiori possibilità di lavorare come architetto paesaggista e progettista di parchi e giardini.

Jappelli ed i suoi parchi e giardini

Giuseppe Jappelli fu particolarmente apprezzato e richiesto come architetto paesaggista e progettista di parchi e giardini. I giardini jappelliani rientrano nelle caratteristiche dei giardini romantici ottocenteschi, in particolare dei giardini all’inglese. Nel suo caso, in tutte le sue opere non mancano riferimenti alla massoneria, di cui faceva parte.
A Padova e dintorni furono davvero molti i parchi e giardini progettati da Jappelli. I più noti sono senz’altro lo splendido Parco Treves a Padova, il Parco Villa Valmarana a Saonara (PD), davvero incantevole e ben conservato, da segnalare anche la riorganizzazione del parco termale di Villa Selvatico di Battaglia Terme e l’intervento ai Giardini del Montirone ad Abano Terme (PD). A lui infatti fu affidato il compito di restaurare questo centro termale, icona delle antichissime “Aquae Patavinae”, le terme euganee. Qui fece realizzare un acquedotto per convogliare le acque termali e una grande vasca ellittica con due piccoli serbatoi circolari; ma soprattutto, per commemorare la visita dell’imperatore austriaco Francesco I, nell’ambito del suo viaggio nel Regno Lombardo-Veneto, fece erigere una colonna dorica sormontata da una coppa su cui si avvolge un serpente: simbolo che rimanda ad Igea, all’eternità e alla rinascita.

Alcune giardini sono scomparsi, come quello a Voltabrusegana, presso a Villa Dalla Libera, altri sono privati e chiusi al pubblico, spesso però visitabili in occasione del festival Anime verdi. Il Festival dei giardini aperti”.

L’ex Macello jappelliano di Padova, ora Istituto d’Arte

Prima grande opera di Jappelli a Padova è il macello pubblico comunale conosciuto dai padovani di oggi come la sede del liceo artistico Selvatico. Fu progettata e realizzata tra il 1819 ed il 1821 il Macello di Jappelli a Padova è una vera opera d’arte d’architettura. Imponente nelle dimensioni, con il suo colonnato richiamata chiaramente i tempi greci dell’antichità, una sorta di Partenone laico catapultato su Padova, un tempio massone, come il suo ideatore, pensato allo scopo di macellare i poveri animali.
A partire dal 1910, il Macello di Jappelli diverrà sede della “Scuola di Disegno pratico, di Modellazione e d’Intaglio pegli artigiani” voluta nel 1867 dallo storico e critico d’arte Pietro Selvatico, poi divenuta Istituto d’arte e successivamente liceo artistico.
Finalmente è stato assegnato a fine 2023 il restauro di questo importante monumento che diverrà anche Museo. Attendiamo speranzosi.

Il Parco Treves, lo splendido giardino all’inglese nel cuore di Padova

parco treves Padova giardino all'inglese

Tra i parchi e giardini jappelliani merita una menzione speciale lo splendido Parco Treves a Padova, realizzato fra il 1829 ed il 1835 e commissionato all’architetto Giuseppe Treves dai fratelli  Isacco e Jacopo Treves de’ Bonfili, della ricca e nobile famiglia di origine ebraica.
Si tratta di un giardino in stile romantico all’inglese che oggi si trova stretto tra l’Ospedale ed i resti delle mura cinquecentesche che negli anni fu, purtroppo, danneggiato, in primis dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ed abbandonato per anni prima di essere acquisito dal Comune. Un importante restauro, avvenuto tra il 1996 ed il 2002, a cura dell’arch. Paola Bussadori coadiuvata dall’Ing. Giuseppe Ghirlanda, ha portato allo splendore attuale.
Il Parco Treves, in origine dove essere qualcosa di stupefacente.
Nel 1834 Tullio Dandolo lo descrive così: “Su una piccola collinetta, sotto sui stava la ghiacciaia collegata alle cantine del palazzo, si elevava il Tempio greco, tuttora esistente, a base circolare con cupola in bronzo sormontata da un gruppo scultoreo di Luigi Zandomeneghi; un cippo con due cariatidi nascondeva una pompa idrovora che serviva per l’irrigazione del giardino. A sinistra del tempietto si trovava una serra in vetro e ferro, a sud stava uno spiazzo per il maneggio con una gradinata in pietra di Vicenza. Al di qua del canale Alicorno, che attraversava il giardino, sorgeva la Grotta dell’ Alchimista, con imitazioni di fossili e scheletri di animali, mentre la Casa del Giardiniere aveva l’aspetto di una tomba diroccata dei Templari. Una Pagoda portava all’Uccelliera cinese e poco lontano sorgeva un pastoral casolare ed un romano monumento“.

Il Caffè Pedrocchi, la più nota e prestigiosa opera jappelliana

Caffè Pedrocchi Padova Tour Padova Gotica 800
Lo storico Caffè Pedrocchi

Nonostante le sue molte realizzazioni ed il successo nell’ambito della progettazione di parchi e giardini, l’opera più nota di Giuseppe Jappelli è senz’altro il Caffè Pedrocchi di Padova.

Il Caffè Pedrocchi è una delle più rappresentative icone di Padova, in particolare della Padova ottocentesca, e rientra nel famoso detto popolare “Padova città dei tre senza” come “Caffè senza porte”. Fino alla prima guerra mondiale, infatti, era aperto giorno e notte e le sue tre sale, al pian terreno, dal lato settentrionale verso quello meridionale, la sala verde, la sala rossa e la sala bianca assumevano quindi l’aspetto di un elegante ed accogliente galleria coperta.

Il Pedrocchi, con la sua forma eclettico, diversa nelle varie facciate, è una testimonianza completa della cultura e dello stile jappelliano. Al piano terreno ed esternamente, in particolare nel lato settentrionale emerge l’eleganza e la formalità dello stile neoclassico, in grado di comunicare la sua visione laica ed illuminista della società. I lavori del piano terreno furono completati nel 1831. Successivamente, nel 1839, fu realizzato il lato meridionale ed occidentale, chiamato “Pedrocchino“, che avrebbe ospitato l’offelleria, in stile neogotico, appreso come fonte di ispirazione durante i viaggi che Jappelli fece in Inghilterra e Francia.
Il Piano Nobile invece, fu inaugurato nel 1842 in occasione del “IV Congresso degli scienziati italiani” (uno smacco per gli occupanti austriaci che ancora governavano), meraviglioso con le sue sale in stili diversi e la Sala Rossini, la sala da ballo e delle feste, testimonia l’adesione di Jappelli alla Massoneria. Il percorso attraverso le varie sale ognuna dedicata alle varie civiltà della storia, (sala romana, etrusca, egizia, etc etc) rappresenta infatti una sorta di percorso iniziatico. Simboli massoneria sono disseminati nelle varie sale così come nelle maniglie di ingresso al pian terreno, un caduceo con due serpenti attorcigliati.
La Sala Egizia, inoltre, di sicuro e credo (non sono certo) anche i leoni all’esterno, rappresentano un omaggio all’amico Giovanni Belzoni, l’esploratore, avventuriero, l’Indiana Jones padovano, tra i massimi protagonisti delle scoperte dell’antica civiltà egizia.
Se invece si osserva il Caffè Pedrocchi dall’alto, da google maps, si noterà che la sua pianta ha la forma di clavicembalo e mi piace pensare che, sebbene non l’ho trovato scritto da nessuna parte, si possa trattare di un altro omaggio, questa volta a Bartolomeo Cristofori, padovano, ed inventore del pianoforte. Non a caso, nella Sala Rossa del Caffè Pedrocchi, da qualche anno, fa bella mostra di sé un busto dedicato a Bartolomeo Cristofori realizzato dalla scultrice Lidia Corte.

Da Teatro Nuovo a Teatro Verdi. Il restauro di Jappelli

Teatro Verdi Padova

Un’altra opera che segna il protagonismo di Giuseppe Jappelli a Padova e la sua firma sulla Padova ottocentesca è l’importante restauro del teatro cittadino. L’ultima sua grande opera.
Il teatro più importante della città era a partire dal 1751 il “Teatro Nuovo e della Nobiltà” ma l’aspetto dell’odierno Teatro Verdi di Padova lo si deve proprio alla mano di Jappelli.
L’aspetto curvilineo dell’esterno con il porticato fu progettato proprio da Jappelli e realizzato da Antonio Monte nel 1847 così come al nostro Giuseppe dobbiamo il restauro dell’atrio, le scale e del palcoscenico. Per Jappelli si trattò dell’ultima grande incarico a Padova visto che morì 7 anni dopo, a Venezia, il giorno 8 maggio 1852.
Qualche decennio dopo, furono restaurati anche gli interni dall’architetto milanese Achille Sfondrini già progettista del Teatro dell’Opera di Roma. Fu così che il Teatro Verdi venne inaugurato l’8 giugno 1884.

Giuseppe Jappelli: Padova dell’Ottocento porta (anche) la sua firma

Le sue moltissime opere e realizzazioni tra Padova città e provincia testimoniano l’attività di Jappelli a Padova ed il suo legame con il territorio.
Come indicato nel titolo, oltre alle sue opere più celebri come il Caffè Pedrocchi ed il Parco Treves, ce ne sono altre degne di nota.

Nel 1803, sotto la dominazione francese, Giuseppe Jappelli, appena ventenne collaborerà per la realizzazione della famosa e cosiddetta “pianta del Valle, una famosa mappa della città la cui copia si ritrova in molti edifici ed uffici pubblici. Si occuperà negli anni immediatamente successivi a formarsi come perito agrimensore per poi entrare nel Corpo degli ingegneri delle acque e strade del Dipartimento francese del Brenta e dell’Alto Po prima di arruolarsi nell’esercito ed uscirne con il grado di capitano.

A Padova, nel 1815, con la nascita del governo lombardo veneto dell’Impero Austriaco, lo Jappelli progettò una sontuosa scenografia a Palazzo della Ragione in occasione della visita in città dell’imperatore Francesco I d’Austria, il 30 dicembre dello stesso anno.
A partire da questo momento, ebbe inizio il gran lavoro di Giuseppe Jappelli a Padova. Vi rimando a wikipedia per l’elenco completo di tutte le opere di Jappelli

Alberto Botton

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