Il Caffè Pedrocchi di Padova, uno dei più famosi caffè storici italiani

Lo storico Caffè Pedrocchi di Padova. Cosa vedere a Padova in un giorno
Il Caffè Pedrocchi

Una delle icone di Padova, uno dei luoghi più rappresentativi della città, è senz’altro lo storico Caffè Pedrocchi, il Caffè senza porte incluso nel detto Padova città dei tre senza.


Quest’oggi ho pensato di parlarvi del Caffè Pedrocchi di Padova, uno dei più importanti caffè europei e tra i più famosi caffè storici e letterari d’Italia, un’icona per la città ed un monumento che ho segnalato nel post su cosa visitare a Padova.

Il Pedrocchi detto “Caffè senza porte” perché aperto h24 e letteralmente senza porte fino al 1916 (quando si decise di chiudere la sera spegnendo le luci per non dare riferimenti agli aerei che bombardavano la città durante la prima guerra mondiale) rientra tra i monumenti citati nel detto di Padova città dei 3 senza.

Dalla bottega del caffè del padre, Antonio Pedrocchi decise di ampliare e di creare un vero e proprio stabilimento che potesse diventare quel circolo di incontri, aperto alla borghesia cittadina, che divenne nel corso dell’Ottocento. Qui, davanti ad una tazzina di caffè, si incontravano intellettuali, artisti, accademici, studenti e questo era il luogo di incontro e di riferimento per i patrioti italiani impegnati nei moti risorgimentali. Non a caso le tre sale del piano terra, Sala Bianca, Sala Rossa e Sala Verde richiamano il tricolore e al piano nobile del Caffè è allestito il bellissimo Museo del Risorgimento e dell’età moderna.
A concepire il Caffè Pedrocchi come lo vediamo oggi è stato l’architetto veneziano Giuseppe Jappelli, in grado di dare forma a quel che veniva chiamato Stabilimento, dotato di Caffè ma anche di Offelleria. Il Caffè Pedrocchi in stile neoclassico con il Pedrocchino, l”ingresso verso sud, in stile neogotico è un simbolo della Padova Ottocentesca. Jappelli realizzò anche, al piano superiore, il magnifico piano Nobile come un percorso iniziatico della massoneria attraverso le civiltà umane e quindi troviamo la sala etrusca, la sala greca, la sala romana, la sala ercolana, la sala egizia, la sala moresca, lo stanzino barocco, rinascimentale,  la sala gotica-medievale e la fastosa sala Rossini, la più grande, spazio adibito alle feste e ai balli.

D’altra parte anch’io ho voluto dedicare un post per segnalare il Pedrocchi come tappa obbligatoria a chi decidesse di visitare Padova ma anche per farlo conoscere meglio ai padovani distratti o comunque ai residenti. Spesso in passato ma ancora oggi molti giovani lo considerano un luogo per l’alta società, da evitare, invece no, è un patrimonio della nostra città da frequentare e difendere anche perchè è proprio di proprietà del Comune e quindi di tutti i cittadini. Senz’altro particolarmente amati sono i 4 leoni di marmo posti agli ingressi del lato settentrionale, su cui tutti i bambini padovani si sono seduti a cavalcioni almeno una volta nella vita!

Se qualcuno si chiedesse perchè visitare il Caffè Pedrocchi risponderei elencando questi punti:

  • parliamo di un monumento di Padova la cui storia si intreccia con quella della città, una delle icone più rappresentative della città del Santo e che rientra nel “detto popolare” secondo il quale Padova sarebbe la città dei 3 senza (…più uno), il Prato senza nome cioè il Prato della Valle, il Santo senza nome, la Basilica di Sant’Antonio (…il “più uno” è relativo ad un altro senza aggiunto in seguito e cioè il Bo senza corna, il Palazzo del Bo, sede storica dell’Università) ed il Caffè senza porte, il Pedrocchi appunto e poi vi spiegherò il perché.
    Il Pedrocchi è molto più di un bar ma, uno dei più famosi caffè letterari italiani dell’Ottocento testimone del Risorgimento, frequentato da artisti, letterati italiani ed europei tra cui Eleonora Duse, il futurista Marinetti, D’Annunzio fino a Balzac e Stendhal e altri ma anche politici e patrioti, professori universitari e studenti. Un luogo dal grande fascino all’interno del quale la borghesia padovana si dava appuntamento per bere questa nuova bevanda dalle suggestioni esotiche, il caffè e discutere di vita quotidiana, di attualità, di politica. Un luogo comunque aperto a tutti anche a studenti squattrinati che potevano fermarsi senza consumare nella Sala Verde per bere un bicchiere d’acqua e leggere il giornale. Da qui il detto “restare al verde”. Ancora oggi la Sala Verde è a disposizione di chiunque voglia fermarsi e sedersi per conversare e leggere il giornale senza obbligo di consumazione. Se la Sala Rossa è quella centrale con il bancone in marmo, nella Sala Bianca ci sono due significative tracce storiche quali il buco sul muro provocato da un colpo di fucile esploso l’8 febbraio 1848, una data importante per Padova nel corso del moto risorgimentale contro l’esercito dell’Impero Austriaco e la targa con la citazione di Stendhal nella prefazione del suo romanzo “La certosa di Parma”: “È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia“;
  • l’interesse architettonico dell’edificio realizzato dall’architetto veneziano Giuseppe Jappelli in stile neoclassico ma con molti elementi e decorazioni che rimandano ad una simbologia massonica;
  • Il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea ospitato al Piano Nobile;
  • le specialità della casa da provare, il famoso Caffè Pedrocchi alla menta e lo zabaione “Stendhal”;
  • la programmazione di eventi, iniziative proposte dallo staff del Caffè.

Una delle icone di Padova: Caffè Pedrocchi, la storia di un’attività nella storia di una città

A Padova Caffè Pedrocchi significa locale storico, avamposto del buon caffè e della buona pasticceria ed storia di un locale che interseca la storia della città e d’Italia.
Lo Stabilimento Pedrocchi sorge in pienissimo centro città, a due passi dal municipio e dal Palazzo del Bo, sede del’Università degli Studi di Padova, la seconda più antica d’Italia ed una delle più antiche d’Europa, molto vicino alle piazze e al mercato, in prossimità del teatro Garibaldi (distrutto negli anni sessanta) e alla stazione di arrivo delle carrozze (piazza dei Noli, oggi Garibaldi).
L’area in questione ha una grande richiamo storico per la città visto che proprio qui, vicino all’ansa dell’antico fiume Medoacus, ridotto in seguito a canale prima di essere tombinato negli anni Sessanta sorsero i primi nuclei abitativi in età paleoveneta e proprio in questa zona sorgeva il foro della Patavium romana.

Antonio Pedrocchi, caffè pedrocchi Padova

Tra Settecento ed ottocento si diffuse in Italia la moda del caffè ed il bergamasco Francesco Pedrocchi aprì quella che era in origine una bottega del caffè nel 1772. Fu il figlio Antonio Pedrocchi che, ereditata la proprietà nell‘1800 investì i guadagni nell’acquisire gli stabili limitrofi ed acquisire un intero isolato nel giro di vent’anni ed è così nel 1826 fu presentato alle autorità comunali il progetto per la realizzazione di un vero e proprio stabilimento che comprendeva i locali per la torrefazione, la conservazione del caffè con la ghiacciaia, ed i locali per la mescita. Il progetto fu affidato al veneziano Giuseppe Jappelli, architetto ed ingegnere già di fama europea nonchè frequentatore della bottega il quale, nonostante la pianta irregolare del complesso, riuscì a realizzare un’opera elegante ed unica.

Il Caffè Pedrocchi di Padova aprì nel 1831 il suo nuovo spazio: un edificio eclettico dallo stile neoclassico che appariva come una galleria che correva parallelamente alla via 8 febbraio con le sue porte verso nord e verso sud sempre aperte di notte e di giorno (fino al 1916 quando per non dare riferimenti visivi agli aerei bombardieri si spensero le luci la sera ed il locale iniziò a chiudere in orario serale), con le sue tre sale, sala bianca, sala rossa e sala verde, omaggio al tricolore italiano.

Il piano nobile del Caffè. Il fascino della storia e l’esotismo della Padova massonica

Nel 1839 fu realizzato il corpo in stile neogotico denominato il “Pedrocchino” che ospitava l’offelleria (pasticceria) e fu nel 1842 quando Padova era ancora sotto il dominio asburgico che, in occasione del IV Congresso degli scienziati italiani, Jappelli consegnò i lavori del piano superiore, lo straordinario “piano nobile” che possiamo ammirare anche oggi.

Il piano nobile, pensato per ospitare feste e spettacoli, incontri, convegni, presentava varie sale decorate secondo il gusto storicizzante dell’epoca e soprattutto seguendo la visione massonica dello Jappelli (che possiamo ritrovare anche in altre sue realizzazioni quali i giardini romantici realizzati a Padova, esempio il Parco Treves ed il giardino Giacomini Romiati, ed in tutta Italia.
Le varie sale vennero decorate in stili diversi, proponendo così un ideale percorso iniziativo, tipico nella massoneria, attraverso le civiltà dell’uomo: sala greca, etrusca,romana, stanzino barocco, rinascimentale,  gotica-medievale, ercolana, la sala Rossini destinata alla musica e alle feste, sala moresca ed egizia, con i simboli e ritrovamenti egizi, omaggio all’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni, un vero Indiana Jones ante litteram.

L’8 febbraio 1848. Anche a Padova “si fece un quarantotto”!

8 febbraio 1848 curiosità di Padova

L’8 febbraio è una giornata importante per Padova poichè si ricorda l’8 febbraio 1848 a cui si riferisce il nome della stessa via, la più importante della città, giornata in cui studenti e popolani si ribellarono ad un atto di arroganza dell’esercito dell’Impero Austriaco dando vita ad uno dei primi moti risorgimentali d’Italia e d’Europa del famoso Quarantotto. Nella Sala Bianca si può vedere il foro di un proiettile sparato quel giorno da un soldato austriaco e qui l’8 febbraio di ogni anno, la goliardia padovana ricorda le vittime di quella giornata con l’inno della goliardia italiana “Di canti di gioia”, riferito proprio ai fatti di quella giornata. Non è quindi casuale il fatto che al Piano Nobile del Caffè Pedrocchi trovi spazio il Museo del Risorgimento e dell’età contemporanea.

Da Antonio Pedrocchi a Domenico Cappellato fino al Comune di Padova. Il Caffè appartiene a tutti i padovani!

Antonio Pedrocchi morì il 22 gennaio nel 1852 ma con il desiderio di lasciare la gestione ad una persona di fiducia adottò Domenico Cappellato, figlio di uno dei suoi garzoni, ed a lui lasciò in eredità la proprietà e la gestione dello stabilimento.

Una bella storia di imprenditoria ma anche di amore per la nostra città quella del Caffè Pedrocchi di Padova con il gesto ultimo dello stesso Cappellato Pedrocchi che alla sua morte, avvenuta nel 1891 decise di lasciare in eredità il Caffè Pedrocchi al Comune di Padova e quindi a tutti i padovani. Questo un brano del testamento:

Faccio obbligo solenne e imperituro al Comune di Padova di conservare in perpetuo, oltre la proprietà, l’uso dello Stabilimento come trovasi attualmente, cercando di promuovere e sviluppare tutti quei miglioramenti che verranno portati dal progresso dei tempi mettendolo al livello di questi e nulla tralasciando onde nel suo genere possa mantenere il primato in Italia“.

Caffè Pedrocchi menta e cacao la nota specialità da provare. Lo Zabaione Stendhal bontà da riscoprire e valorizzare

Il Caffè Pedrocchi alla menta
Il famoso “Caffè Pedrocchi” alla menta e cacao

Finora abbiamo parlato di storia e del Pedrocchi come uno dei monumenti da visitare a Padova ma senza dimenticarci che parliamo pur sempre di un Caffè. Il Caffè Pedrocchi nel corso della sua storia è sempre stato considerato punto di eccellenza della gastronomia padovana, in particolare della pasticceria. La specialità della casa più famosa è senz’altro il Caffè Pedrocchi menta e cacao, con crema di menta e scaglie di cacao (3€ al banco, 5€ al tavolo), imitato in seguito da altre caffetterie.
Poco noto invece e da valorizzare, secondo me, è invece lo zabaione Stendhal, una coppa di zabaione servita con biscottini, particolarmente amata dallo scrittore francese che frequentò il Caffè padovano e che lo menzionò nel su romanzo “La Certosa di Parma”.

Non resta che invitarvi a visitare il sito ufficiale del Caffè Pedrocchi

Per leggere di altri musei e monumenti padovani clicca qui!

Alberto Botton


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